Chiunque sia entrato in un bosco può capire il senso di sacro rispetto e anche una sorta di timore reverenziale che si prova vicino agli alberi, tra le piante, con gli animali che bisbigliano in sottofondo.

Sappiamo che in passato esistevano dei culti legati ai boschi e agli alberi perchè considerati sacri. L’origine di queste pratiche va ricercata come sempre nella vita dei nostri antenati, infatti l’uomo primitivo si trovò a vivere a stretto contatto con la Natura e con le grandi foreste, rigogliose e abbondanti.

Inizialmente il bosco poteva incutere timore sia per la sua impenetrabilità e anche perchè era il luogo dove vivevano i principali predatori.

Gli alberi possenti e immobili erano percepiti come giganti buoni in grado di offrire protezione, riparo e anche cibo. Col tempo l’uomo stabilì una connessione con gli alberi e in seguito con la loro tribù, ovvero i boschi proprio per una collaborazione di scambio per la vita.

In passato, fino al paleolitico e inizio neolitico, un albero non era il simbolo di una divinità, ma era la divinità stessa. Solo in epoca più tarda, gli elementi naturali divennero i simboli e le manifestazioni del divino. Gli alberi divennero quindi dei “contenitori” degli spiriti della natura e delle divinità, ma anche dei membri della tribù che morivano, e così un albero poteva personificare un antenato.

Inoltre gli alberi più delle piante e dei fiori furono venerati perché questi ultimi due elementi erano considerati più deboli e soprattutto impermanenti avendo un ciclo vitale stagionale, mentre l’albero, anche perdendo le foglie restava sempre presente e sembrava non morire. Gli alberi infatti anche per la loro longevità rispetto alla vita dell’uomo erano associati ad un’entità divina come già detto in riferimento al paleolitico: l’albero è un qualcosa che esiste prima della nostra nascita e probabilmente sarà ancora lì quando moriremo.

Il bosco era dunque il luogo della caccia e della raccolta, attività indispensabili per l’uomo primitivo, e divenne così una vera e propria divinità, sia generosa ma anche selvaggia fino a culminare in un vero e proprio culto che nacque per onorare e tenere buone queste forze boschive e fare in modo che ogni volta donassero loro cibo e ciò che serviva per la loro sopravvivenza. Non è escluso che in questo contesto nacque proprio la venerazione per il Dio della natura quello che poi è stato definito della religione cristiana il Diavolo, con le sue varie evoluzioni. Inizialmente, nelle tribù primitive esisteva un Dio della vegetazione, spesso identificato con un albero o un animale e che veniva incarnato dallo sciamano della tribù, dopodiché la divinità è stata vista come una entità che viveva nel bosco e probabilmente con questo nuovo concetto la divinità assunse una sua forma esteriore che in base alle zone, prendeva le forme di un animale di quel territorio. Quindi poteva esserci un Dio con le corna di cervo, oppure quello con le corna di bue. Si trovano infatti ovunque testimonianze dell’esistenza di questo Dio dei Boschi e più avanti mi dedicherò a scrivere un articolo proprio sulla sua diffusione e sul suo culto.

I boschi divennero dunque luoghi sacri perchè vi dimorava la divinità e gli spiriti degli antenati rendendoli luoghi occulti e misteriosi in cui vita e morte si intrecciavano spesso.

I Celti ritenevano sacra la quercia che era un luogo dove occuparsi di giustizia e riunirsi per i riti, così come i Greci la ritenevano consacrata a Zeus e Pan. I popoli del nord consideravano il frassino l’albero sacro, l’Yggdrasill , un albero cosmico con le radici nel Mondo di Sotto , i rami che si snodano nel Mondo di Mezzo e negli altri vari mondi fino a poi arrivare con la chioma nel Mondo di Sopra. Nel Mediterraneo erano considerati sacri l’ulivo, il fico, il cipresso. Questi sono solo degli esempi e ho intenzione di dedicare nel blog un articolo ad ogni albero perchè credo sia interessante osservare come le caratteristiche e le proprietà di una pianta siano attribuite anche alla divinità a cui è associata, proprio come un antico ricordo del concetto che l’albero non era solo un simbolo della divinità, ma era la divinità stessa.

In onore del bosco sacro venivano compiuti anche sacrifici umani: le vittime erano appese agli alberi proprio come qualsiasi altra offerta, un’usanza che può derivare da questa è quella di legare i nastri agli alberi che è come affidare una preghiera allo Spirito potente di quell’albero. Se le preghiere non venivano esaudite l’albero veniva punito, risulta infatti che insieme alla richiesta di esaudire una preghiera vi era di solito anche la minaccia che se non si fosse realizzata, l’albero sarebbe stato abbattuto o avrebbe perso un ramo. Un aspetto interessante questo affronto alla divinità che denota un rapporto molto intimo e familiare con la Natura.

Nelle mitologie nordiche si dice che il re delle tribù svedesi veniva sostituito uccidendolo sotto un frassino eleggendone un altro ogni 9 anni .

E così pure nel bosco sacro di Nemi, la tradizione prevedeva che per diventare sacerdote era indispensabile rompere un ramo dall’albero sacro e uccidere il sacerdote in carica, così l’albero avrebbe buttato una nuova fronda che rappresentava il nuovo sacerdote. Questi riti ricordano la battaglia del Re Agrifoglio che muore per lasciare posto al giovane Re Quercia.

La Conversione dei Boschi Sacri

Il culto degli alberi si diffuse talmente nel tempo da arrivare fino alla Nuova Religione e i Cristiani lo considerarono pratica pagana da estirpare attraverso l’abbattimento delle foreste sacre. Per esempio nel 772 fu battuto da Carlo Magno un frassino proprio per estirpare il culto pagano.

Per il Cristianesimo i boschi sono dimore di diavoli (ovvero abitate dal dio dei boschi e dagli spiriti della vegetazione quasi sempre rappresentati con corna in associazione agli animali del luogo) e vengono tagliati per reprimere il culto degli alberi e uccidere le divinità che vi abitano, ma quando non era possibile o non conveniva tagliare e distruggere i boschi questi divengono un luogo di insediamento monastico e gli alberi venivano consacrati alla Madonna. Sappiamo anche che molte chiese e monasteri sorgono in luoghi naturali bellissimi. I monaci Cristiani fondarono infatti i primi monasteri nei boschi, sia perché i primi monaci Cristiani non erano altro che Pagani convertiti e anche perché l’energia mistica che veniva percepita era davvero tanta. Utilizzando i vecchi luoghi di culto si cercava di invogliare i vecchi fedeli Pagani a tornare negli stessi luoghi dove avevano praticato il vecchio culto cercando di inglobare questi pagani nelle nuove tradizioni cristiane.

Anche l’albero di Natale ha una storia simile nella sua origine.

Fu introdotto dal principe Alberto in Inghilterra nel 1840 importandolo dalla Germania. Sembra però che l’uso dell’albero in periodo solstiziale fosse anteriore: intorno al 720 il papa Bonifacio, conobbe una comunità di pagani sassoni che, durante l’inverno, avevano l’abitudine di compiere sacrifici umani (dove la vittima di solito era un bambino) al Dio Thor, il Dio del tuono. Il rituale si compieva dinanzi una quercia soprannominata, “La Quercia del Tuono”. 

Bonifacio, voleva distruggere la “Quercia del Tuono” non solo per salvare la vittima ma per mostrare ai pagani che, nell’abbattere l’albero, non sarebbe stato punito dal tuono lanciato da Thor.

Bonifacio si avvicinò ai pagani, che si erano nel frattempo radunati alla base della Quercia del Tuono, e disse loro:

“Ecco la Quercia del Tuono, e qui la Croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio, Thor!”

Dopo l’abbattimento della Quercia scelse un altro albero come simbolo della nuova religione ovvero l’abete:

“Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. E’ il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. E’ il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà.” (tratto dalle ricerche di Tony Van Renterghen).

Nel medioevo ci sono figure di alberi adorni, forse proprio seguendo l’antica tradizione di ornare l’albero sacro con offerte, di cui la chiesa si era appropriata al punto che venivano appese le ostie. Considerata comunque troppo pagana nel periodo della storia più buio, fu messa al bando e sopravvisse solo nelle isole del Baltico per tornare poi in uso in epoche più recenti fino a noi.

Non potendo quindi distruggere un’usanza così radicata nella vita degli antichi, la trasformarono anche attraverso nuovi simboli.

Ma noi sappiamo che cosa nasconda il bosco, sappiamo quanto sia profondo il legame di una strega con i luoghi naturali e di come sia spontaneo il dialogo con gli spiriti di fronte ad un albero, immersi nei boschi. Abbiamo in noi quel seme antico dei nostri antenati grazie al quale riconosciamo il divino in ogni cosa esistente in natura e spesso ci risulta difficile parlare altre lingue se non quelle silenziose degli spiriti di natura.

“I can talk to the trees but I don’t speak human” — Omnia

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