La cultura Mapuche, un popolo indigeno originario del Sud America, è noto per la sua storia di resistenza e autonomia. Tra i diversi aspetti della cultura Mapuche, si trova un'interessante prospettiva sull'anarchismo tribale. L'anarchismo tribale nella cultura Mapuche rappresenta un sistema sociale basato sull'autogoverno e la cooperazione comunitaria, che ha radici profonde nella loro storia e tradizioni. Vi è un concetto sincretico di anarchismo tribale nella cultura Mapuche, la sua rilevanza nella società contemporanea e l'impatto che ha avuto sulla resistenza e la lotta per l'autodeterminazione del popolo Mapuche.

La storia del popolo Mapuche è caratterizzata dalla resistenza contro l'oppressione e la colonizzazione. Durante il periodo della conquista spagnola, i Mapuche hanno difeso con determinazione la propria terra e il proprio modo di vivere. Questa lunga storia di resistenza ha contribuito a plasmare il loro sentimento identitario di unicità. La memoria storica di queste lotte e di figure di resistenza, come Lautaro e Caupolicán, alimenta il nazionalismo Mapuche e rafforza la loro determinazione nell'affermazione della propria identità e dei loro diritti.

Storia e radici dell'anarchismo tribale Mapuche

La cultura Mapuche ha una storia ricca e antica che risale a prima dell'arrivo degli europei nel continente americano. I Mapuche, che vivono principalmente nella regione dell'Araucania in Cile e in alcune parti dell'Argentina, hanno sempre avuto una forte identità comunitaria e un profondo rispetto per la natura. Prima della colonizzazione spagnola, le comunità Mapuche erano organizzate in base a una struttura sociale decentralizzata, dove i consigli delle anziane e degli anziani avevano un ruolo importante nella presa di decisioni. Questo sistema sociale, basato sulla cooperazione e l'autodeterminazione, può essere considerato come un precursore dell'anarchismo tribale.

La sfida di esprimere la "Libertà"

La parabola sulla mancanza di una parola per "libertà" nella lingua Mapuche è un interessante punto di riflessione nel contesto dell'anarchismo tribale. Si narra che un antico saggio Mapuche fu una volta interrogato su come esprimere il concetto di "libertà" nella loro lingua. Il saggio prese una piuma di condor, un animale venerato per la sua maestosità e la sua capacità di volare nei cieli, e la gettò in aria. La piuma danzò delicatamente nel vento, senza limiti né restrizioni, esplorando liberamente lo spazio intorno a sé.

Il saggio poi disse:

"Nella nostra lingua, non abbiamo una parola specifica per 'libertà', perché la libertà non è qualcosa che può essere definita o limitata da una singola parola. La libertà è come la piuma del condor che vola liberamente nel vento. È un'esperienza, un sentimento profondo che abbraccia il nostro essere e la nostra relazione con il mondo."

La parabola sottolinea l'idea che la libertà non può essere confinata in un concetto statico o formalizzato. Nella cultura Mapuche, il concetto di libertà è intrinsecamente legato all'armonia con la natura, alla capacità di autodeterminazione e alla possibilità di vivere in comunione con gli altri esseri viventi.

Per i Mapuche, l'anarchismo tribale rappresenta un sistema sociale che incoraggia la libertà individuale e collettiva, permettendo alle comunità di prendere decisioni autonome e di vivere secondo i propri valori e tradizioni. La mancanza di una parola specifica per "libertà" nella lingua Mapuche suggerisce che la libertà è un concetto che va oltre le parole e le definizioni, manifestandosi piuttosto nelle relazioni e negli equilibri della vita quotidiana.

Questa parabola invita a una riflessione più profonda sul significato della libertà e sulla sua relazione con la cultura, la società e l'individuo. Sottolinea l'importanza di considerare le diverse prospettive culturali e di esplorare nuovi modi di pensare e comprendere la libertà al di là dei confini imposti dalle parole stesse.

Sangue, Suolo e Anima

La spiritualità Mapuche ha giocato un ruolo significativo nella formazione della loro forma di anarchismo tribale, inclusa la locuzione "Nguen Mapu". Nguen Mapu, che significa "la nostra terra" o "la nostra madre terra" nella lingua Mapuche, rappresenta il concetto fondamentale di connessione spirituale e di interdipendenza tra gli esseri umani e l'ambiente naturale.

Per i Mapuche, la spiritualità è intrecciata con la loro lotta per l'autodeterminazione e la difesa delle loro terre ancestrali. La concezione di Nguen Mapu si basa sulla visione di un'interconnessione profonda e reciproca tra gli esseri umani, la terra, gli antenati e le forze spirituali. Questo legame spirituale con la natura e con il territorio è centrale per la loro identità e la loro resistenza.

La religione Mapuche è caratterizzata da una visione spirituale che è profondamente radicata nella loro connessione con la natura, gli antenati e le forze spirituali. Questa religione tradizionale è conosciuta come Mapuche Kimün o Ngillatun, che significa "conoscenza" o "sapere".

La religione Mapuche si basa su una concezione animista del mondo, in cui ogni elemento della natura, come montagne, fiumi, alberi e animali, è considerato dotato di un'anima o uno spirito. Questi spiriti, chiamati Ngen, sono considerati esseri viventi e potenti con cui è possibile stabilire una connessione e una relazione reciproca.

Uno degli aspetti centrali della religione Mapuche è il culto degli antenati. I Mapuche credono che gli spiriti dei loro antenati continuino a vivere e abbiano un'influenza significativa sulla vita quotidiana. Gli antenati sono considerati guardiani e protettori della comunità, e il loro sostegno e la loro benedizione sono ricercati attraverso cerimonie e rituali.

La religione Mapuche si basa su una concezione animista del mondo, in cui ogni elemento della natura, come montagne, fiumi, alberi e animali, è considerato dotato di un'anima o uno spirito. Questi spiriti, chiamati Ngen, sono considerati esseri viventi e potenti con cui è possibile stabilire una connessione e una relazione reciproca.

Nel contesto dell'anarchismo tribale Mapuche, la spiritualità svolge un ruolo importante nel promuovere la responsabilità individuale e collettiva verso l'ambiente e verso la comunità. La concezione di Nguen Mapu richiama il rispetto per la terra, gli esseri viventi e l'equilibrio dell'ecosistema. Questo si traduce in una forma di autogoverno e cooperazione comunitaria, in cui le decisioni prese considerano gli impatti sia sulla comunità umana che sulla natura circostante.

La spiritualità Mapuche offre un fondamento etico per l'anarchismo tribale, promuovendo l'uguaglianza, la solidarietà e la responsabilità reciproca. Essa sottolinea l'importanza di vivere in armonia con il proprio ambiente, senza sfruttarlo o sottometterlo, ma piuttosto riconoscendo il legame intrinseco tra gli esseri umani e il mondo naturale.

Attraverso la connessione con la spiritualità Mapuche e la visione di Nguen Mapu, le comunità Mapuche cercano di preservare la loro autonomia, resistendo all'oppressione e alla sottrazione delle loro terre. La spiritualità diventa un'ispirazione per la resistenza, la ricerca della giustizia sociale e la lotta per la sovranità, incarnando i valori dell'anarchismo tribale nella loro forma specifica.

In definitiva, la spiritualità Mapuche, espressa attraverso la locuzione "Nguen Mapu", ha influenzato profondamente la forma di anarchismo tribale della cultura, fornendo un fondamento spirituale, etico e ambientale per la lotta per l'autodeterminazione e la difesa dei diritti del popolo Mapuche.

L'anarchismo tribale Mapuche oggi

Nonostante i secoli di oppressione e di tentativi di assimilazione, la cultura Mapuche ha mantenuto la sua identità e la sua lotta per l'autodeterminazione. Nella società contemporanea, l'anarchismo tribale Mapuche continua a essere una forma di resistenza e un'alternativa al sistema di governo centralizzato. Le comunità Mapuche cercano di mantenere il loro sistema di autogoverno, basato su decisioni prese in modo collettivo e sul rispetto per la terra e gli antenati.

L'importanza dell'anarchismo tribale nella resistenza Mapuche

L'anarchismo tribale nella cultura Mapuche è fondamentale nella loro lotta per i diritti umani, la terra e l'autodeterminazione. Le comunità Mapuche si oppongono alla privatizzazione delle loro terre ancestrali da parte delle grandi imprese e del governo, difendendo il concetto di "territorio" come qualcosa di sacro e condiviso. Attraverso l'autogoverno e la cooperazione comunitaria, cercano di preservare il loro modo di vita e la loro cultura, resistendo all'assimilazione culturale e all'oppressione. L'anarchismo tribale Mapuche si traduce in una forza di resistenza che unisce le comunità e le rende capaci di affrontare le sfide contemporanee.

La loro storia e la loro lotta ci insegnano l'importanza di preservare e rispettare l'identità culturale e di sostenere la lotta per i diritti e l'autodeterminazione dei popoli indigeni in tutto il mondo.


🌱 Vuoi supportarci? Visita il nostro eco-shop:

📎 Guarda anche

In Difesa Della Civiltà Occidentale

L'indiano d'America ha perso la guerra dei fucili ma ha vinto di default la guerra dei simboli. Per le generazioni distratte dalla modernità, la cultura dei nativi americani è arrivata a rappresentare la vita semplice e profonda che questa terra offriva prima che la tecnologia rovinasse tutto. Così tanti aspiranti poeti, laureati in antropologia e persino poche persone di buon senso hanno fatto pellegrinaggi agli stregoni che gli indiani ora parlano di una nuova tribù: i Wannabees. Immagino che tra i ranghi ci siano anche molti ambientalisti, e va bene. Quando gli ideali delle persone appassionate iniziano a diventare maggiorenni, gli aspetti della storia vengono reinterpretati, enfatizzati, romanticizzati. E va bene anche questo: romanticizzare la natura indica un disorientamento metafisico, ma romanticizzare le persone è probabilmente inevitabile e suggerisce una sana visione della vita... La mia esperienza è che solo le persone molto avare non amano gli eroi.

Ted Kaczynski dal carcere sull'Ecofascismo: "un ramo aberrante della sinistra"

A smentire i luoghi comuni e l'etichetta di ecofascista sul noto ecoterrorista e scrittore Ted Kaczynski, detto "Unabomber" e sui movimenti di ecologia radicale, ci pensa lui stesso dal carcere, in una nota manoscritta datata 29 settembre 2020, scansioni recuperate il 10 febbraio 2022.

📃 Segue traduzione in lingua italiana del documento originale.

Derrick Jensen: "Le Azioni Parlano Più Forte Delle Parole" (Earth First!, 1998)

Derrick Jensen (nato il 19 dicembre 1960) è un ecofilosofo, scrittore, autore, insegnante e ambientalista americano di tradizione anarco-primitivista, anche se rifiuta l'etichetta "anarchico". È un critico dell'attenzione del movimento ambientalista mainstream sulla conservazione della civiltà e della tecnologia rispetto alla conservazione del mondo naturale.

Sfida in modo specifico i cambiamenti dello stile di vita e le soluzioni individualistiche ampiamente sostenute, considerandole inadeguate alla scala della catastrofe ambientale globale. Invece, promuove la disobbedienza civile, l'attivismo radicale e lo smantellamento delle infrastrutture a livello massiccio per fermare quello che ha chiamato "l'assassinio del pianeta".

Insieme ad altri attivisti ambientalisti radicali, Jensen ha corrisposto a "Unabomber", Ted Kaczynski, dopo il suo arresto. Hanno litigato perché Kaczynski sentiva che Jensen e altri ambientalisti radicali erano troppo dediti a cause di sinistra che Kaczynski trovava irrilevanti.

Anarchia indigena e necessità di un rifiuto della "Civiltà" del colonizzatore

I popoli indigeni nel corso della storia hanno combattuto e sono morti per resistere alla forte invasione della civiltà nelle loro vite. Questa lotta continua oggi, poiché gli "incivili" sono spinti sempre più vicino al limite della sopravvivenza dai "civilizzati" di tutto il mondo e lo squilibrio tecnologico tra noi continua ad espandersi e creare un divario sociologico che ci rende incapaci di capire l'un l'altro anche a livello di base.

La Cartografia Mitica, l'atto di creare e mantenere luoghi sacri

Esiste un'abbondanza di risorse, a questo punto della storia, per spiegare e preparare il terreno per questa comprensione fondamentale, qui sulla scia del cambiamento climatico, delle estinzioni di massa e della crescita sconsiderata della popolazione umana:

Qualcosa deve cambiare. Il modo in cui viviamo qui, sulla Terra, deve cambiare. La nostra situazione è diventata pericolosa.

Permacultura Incivile

Nell'ambiente ambientalista contemporaneo sia la teoria della permacultura che la sua pratica sono diventate popolari come mezzi con cui riparare lo strato superficiale della terra che si sta esaurendo e tentare altrimenti di vivere in modo più sostenibile con il nostro pianeta. Non è che una risposta alla crisi ecologica che affrontiamo, sia che la conversazione sia incentrata sul cambiamento climatico, la distruzione ambientale, la sicurezza alimentare o la totalità.

Sopravvivere alla Fine dei Tempi: un "Manifesto" Wildpunk

“Lo spettro che molti cercano di non vedere è una semplice realizzazione: il mondo non sarà 'salvato'. La rivoluzione anarchica globale non avverrà. Il cambiamento climatico globale è ormai inarrestabile. Non assisteremo alla fine mondiale della civiltà / capitalismo / patriarcato / autorità. Non succederà presto. È improbabile che accada mai. Il mondo non sarà "salvato". Non da attivisti, non da movimenti di massa, non da enti di beneficenza e non da un proletariato globale insorto. Il mondo non sarà "salvato". Questa consapevolezza ferisce le persone. Non vogliono che sia vero! Ma probabilmente lo è.“

Queste sono alcune delle prime righe di Desert, probabilmente l'opera anarchica più importante degli ultimi tempi. Il deserto ci mette di fronte a qualcosa che tutti noi possiamo sentire nel profondo ma che non vogliamo essere vero: "Nel profondo del nostro cuore sappiamo tutti che il mondo non sarà salvato".

Fanculo la vostra Rivoluzione Rossa: contro l'Ecocidio, verso l'Anarchia

Il collettivismo, che sia ideologicamente comunista, fascista o capitalista, non è qualcosa che serve i miei interessi come agricoltore di sussistenza indigeno e raccoglitore che vive in queste remote montagne.

Qualunque sia il dogma industriale che mi ordina di vivere la mia vita serve solo a riempire il mio cuore di dolore. Respingerò a gran voce l'idea di una società collettiva in ogni occasione, indipendentemente dalla sua alleanza ideologica. Tutta l'industria uccide tutta la vita.

Sono un anarchico. Anche l'idea di una “società” che governa il mio stile di vita mi fa un po' vomitare. I tuoi bisogni non sono i miei bisogni, non voglio andare dove il collettivo vuole portarmi...

…Voglio essere liberato dal sistema, non diventare il sistema. Il collettivo non è il mio padrone. Il collettivo è in realtà solo un altro stato, per quanto ben impacchettato.

Disunione Ora! Un appello per una società basata su piccole unità autonome

L'articolo di Leopold Kohr che segue è stato originariamente pubblicato nel settembre 1941, il quale precede di sedici anni l'uscita del suo più noto libro Il Crollo delle Nazioni nel 1957, ove l'autore utilizza una grandissima quantità di argomenti per dimostrare come un sistema basato sull’equilibrio di tanti piccoli staterelli possa garantire, molto più che un sistema basato su poche grandi potenze, la pace, la sicurezza e la fioritura culturale ed economica.

Il libro quando uscì venne quasi completamente ignorato perché le idee prevalenti andavano nella direzione opposta. In quegli anni il mondo era diviso in due blocchi dominati da due superpotenze, gli Stati Uniti e l'Urss, e da ogni parte si esaltavano la centralizzazione, la programmazione dall’alto, la creazione di grandi entità sovranazionali.

Etnobotanica, perché studiarla è importante?

L'etnobotanica è lo studio delle piante di una regione e dei loro usi pratici attraverso la conoscenza tradizionale di una cultura e di un popolo locali. Un etnobotanico si sforza quindi di documentare le usanze locali che coinvolgono gli usi pratici della flora locale per molti aspetti della vita, come le piante come medicinali, alimenti, sostanze intossicanti e vestiti.

L'Uomo Autarchico

Può sembrare difficile da credere, ma c'è stato un tempo in cui la gente comune ha avuto un maggiore controllo sulla propria vita e ha abitato un mondo in cui la stragrande maggioranza degli individui era in grado di vivere in comunità solidali con i loro simili dove perseguire un'esistenza rurale lontano dal rumore dei centri commerciali; coltivare il cibo per il proprio consumo, parlare tra di loro e godere delle arti come la musica in una società senza televisione né videogiochi, una società centrata sulla trasmissione di valori tradizionali ai propri figli senza l'influenza nefasta delle scuole di regime e dei mass-media. Ma qualcosa è andato storto.

Nazionalismo ed Anarchismo sono davvero agli antipodi?

Prendendo spunto da un articolo in rete (leggilo qui https://www.nihilist.li/2018/01/07/historical-tradition-anarchism-nationalism/)  sulla militanza di diversi anarchici nelle organizzazioni Organisation of Ukrainian Nationalists e Ukrainian Insurgent Army (OUN, UPA) e sui legami di anarchici e nazionalisti, abbiamo deciso di scrivere un articolo scottante quanto interessante. 

Il nazionalismo e l'anarchismo possono essere compatibili? Sono davvero agli antipodi? Queste sono domande scottanti, sulle quali abbiamo meditato a lungo. Molti anarchici direbbero di no, come molti nazionalisti direbbero di no.

La risposta reale è: dipende.

Una panoramica sul Bioregionalismo

Il bioregionalismo è un approccio etico, politico, ideologico, legato al territorio in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi.

Rappresenta in un certo senso "l'intersezione" tra diverse anime culturali del movimento ambientalista: quelle tradizionaliste, (in senso eminentemente folclorico-ambientalista) e quelle localiste. Lo studio delle bioregioni utilizza largamente la Teoria degli Insiemi elaborata da Georg Cantor.

Si tratta quindi di considerare un territorio geografico omogeneo in cui dovrebbero essere predominanti le regole dettate dalla natura e non le leggi che l'uomo avrebbe definito.

Ambientalismo Senza Stato

Lo Stato e le sue istituzioni governative sono state dignitose nel mainstream ambientalista come forze palliative per affrontare e risolvere gli eccessi e i fallimenti del capitalismo e del neoliberismo verso una corretta gestione ambientale. Ma questo stato ambientale cade in evidenti contraddizioni rispetto al suo impegno formale con finalità ambientaliste. Inoltre, le istituzioni governative contribuiscono ad ampliare un atteggiamento nichilista nelle azioni ambientaliste della cittadinanza.

All'interno dei filoni ambientalisti dell'anarchismo, la questione dello Stato ha concentrato un'attenzione e una posizione rilevanti. Una prima critica verde si può trovare negli anarchici del diciannovesimo secolo, in cui lo Stato non ha spazio come forza violenta e centralizzata, in quanto corruttore della bontà della materia e della connessione riproduttiva e spirituale dell'uomo con la Natura.

L'Ecologia Libertaria

Il pensiero ecologico moderno matura negli anni Settanta e Ottanta alimentato, almeno in parte, dall’onda lunga e la grandissima risonanza di libri pionieristici come Primavera silenziosa di Rachel Carson (1962), che per primo aveva raccontato i danni di DDT e fitofarmaci sull’ambiente e la salute umana.

Durante le sue prime manifestazioni, il movimento ambientalista inizia un’analisi dello stato del pianeta partendo da innumerevoli spunti e intuizioni spesso governati da ricerche scientifiche, a volte da approcci mistici, altre da una mescolanza propria o impropria delle due cose. Ognuna di queste visioni del mondo ha la sua analisi, i suoi scenari, le mappe su cui costruire una “soluzione” ai problemi ambientali.

Antispecismo e Tradizione Spirituale

Ad un livello più profondo del pensiero antispecista ecocentrista vi è un tentativo di esautorazione dell’uomo dal centro del Creato, mentalità stabilitasi dopo millenni di storia attraverso il dominio materiale sulla natura, i miti occidentali greci, il mito giudaico-cristiano e che si concretizza in modo definitivo con la Modernità.

Pratiche come quella dell’astensione dai derivati animali in ogni forma, come nella scelta di una dieta vegana o nel boicottaggio di prodotti che usano animali nell’abbigliamento o in ambito farmacologico, nell’Occidente rappresentano una vera e propria rottura con la “tradizione” di tipo antropocentrista.

La Machnovščina: l'utopia di Makhno

Nestor Ivanovič Machno fu l’ispiratore di un vastissimo movimento rivoluzionario contadino nell’Ucraina all’indomani della rivoluzione russa. Nonostante le difficoltà create dalla lotta contro le armate bianche, quelle nazionaliste e anche quelle bolsceviche, i contadini ucraini ridistribuirono in modo egualitario la terra, costruirono soviet efficienti e iniziarono la costruzione di quello che si definisce, socialismo libertario e questo senza alcun tipo di condizionamento, senza sentire l'esigenza di un partito guida.

Introduzione all'Anarco Tribalismo e all'Anarco Comunitarismo

Da alcuni anni esiste una minoranza piccola ma sempre più influente nei media libertari contemporanei che si è sviluppata in alcuni paesi, considerata "eretica" dalla maggioranza. Questa minoranza, la cui voce è ogni giorno più forte nonostante coloro che sono interessati a zittirla.

La Società Naturale: una base per l'anarchismo verde

«Una comunità di non più di circa 500 persone, il massimo che una persona può conoscere, autonoma, autosufficiente e tecnologicamente disinteressata»

Non ne vale la pena. È una sorta di sporca utopia, ma le altre sicuramente non possono funzionare: capitalismo e socialismo si basano entrambi sulla teoria della "divisione del lavoro" che rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. La ricchezza del commercio e dell'industria non "gocciola giù". I raccolti dei contadini, la ricchezza, vengono mangiati o altrimenti consumati. Tutto ciò che resta da "gocciolare" ai contadini è fuliggine, liquami, rottami e prodotti scadenti.

La ricchezza del nucleo è causata, non dal commercio e dall'industria, ma dalla fame della periferia, la cui terra viene utilizzata per nutrire il nucleo.

Lo stato-nazione non è un contratto sociale tra governati e governatori; è una prigione in cui i governati sono, e sono sempre stati, costretti dalle leggi, nate dalla religione, a obbedire sotto pena di violenza. Come si evolverà allora la società senza queste costrizioni? Qual è la società naturale?

Fabrizio De André: l'internazionalista identitario

«Credo che ogni piccola etnia abbia diritto all'auto-determinazione. Anzi, se fosse per me tornerei ai Comuni liberi, alle città-stato.» (Fabrizio De André)

Rampollo favoloso e ribelle di una borghesia genovese distintissima, curioso del mondo e innamorato di sé, a vent’anni trascurava gli studi in giurisprudenza frequentando prostitute e suonando sulle navi da crociera.

Contestato dal Movimento Studentesco nel 1968 salì sul palco un po’ barcollante, scherzò dedicando La cattiva strada “al mio amico Nietzsche” e “al mio amico Cristo” e iniziò a suonare.