È importante notare due cose: in primo luogo che il machiavellismo non è tanto il rigoroso credo di Niccolò Machiavelli, quanto piuttosto il riconoscimento delle realtà che Machiavelli ha riconosciuto; e in secondo luogo che il machiavellismo può essere trovato in tutti i sistemi socio-politici, che si tratti della monarchia feudale, del repubblicanesimo democratico, del capitalismo corporativo, di uno stato a partito unico marxista-leninista e persino dell'anarchismo.

Il machiavellismo è molto... machiavellico nel suo comportamento. Generalmente molto manipolativo in questo. È noto per parlare alle folle mascherando qualsiasi retorica ideologica stia usando per ottenere il potere.

Il machiavellismo chiamato anche opportunismo (politico) o realismo è un tipo di politica che si concentra principalmente sull'acquisizione e sul mantenimento del potere politico da un punto di vista "egoistico". In un certo senso si può dire che il machiavellismo è un'ideologia incentrata interamente sul concetto politico di prassi, cioè azioni fatte per guadagno politico.

La manipolazione del pensiero di Machiavelli ha inizio nella seconda metà secolo XVI, da parte di autori che indicano con la parola machiavellismo l'arte di governare ispirata a un puro utilitarismo, in base al quale il governante, indipendentemente da ogni considerazione di carattere morale, si serve di ogni espediente, anche il più subdolo o spietato, pur di raggiungere il proprio fine.

La sintesi di questa manipolazione è nel detto attribuito a Machiavelli, ma da lui mai pronunciato, «il fine giustifica i mezzi», di cui è in realtà autore il critico letterario Francesco de Sanctis.

In psicologia, il termine machiavellismo esprime un atteggiamento avulso dalla morale e carico di insensibilità e impassibilità, volti ad ingannare e manipolare gli altri. Il machiavellismo, dunque, si propone come antitesi dell'empatia ed uno dei tratti della personalità (insieme a psicopatia e narcisismo) della triade oscura.

Tale personalità è coinvolta nelle relazioni interpersonali, nell'ambiente lavorativo ed in politica. Tutto ciò è dovuta alla crescente complessità dei meccanismi sociali che costringono l'essere umano a sviluppare una certa intelligenza, detta intelligenza machiavellica, che induce alla manipolazione ed all'inganno.

In generale, le persone con un alto livello di machiavellismo cercheranno di raggiungere i loro obiettivi con qualsiasi mezzo necessario. Ciò include cose come piegarsi e infrangere le regole, imbrogliare e rubare. Le persone ad alto contenuto di machiavellismo sono in grado di passare facilmente dal lavorare con gli altri all'usare gli altri per raggiungere i propri obiettivi. Le persone alte nel machiavellismo non hanno lo stesso livello di emozioni degli altri e in quanto tali sono più disposte a fare cose che gli altri vedono come terribili o immorali. Nel perseguimento dei loro obiettivi, le persone ad alto contenuto di machiavellismo arriveranno persino al punto di ferire e manipolare gli altri se pensano che sarebbe vantaggioso.

A causa della loro abilità nella manipolazione interpersonale, si è spesso supposto che i Mach alti possiedano un'intelligenza superiore o la capacità di comprendere le altre persone in situazioni sociali. Tuttavia, alcune ricerche hanno stabilito che il machiavellismo non è correlato al QI. Recentemente, nuove ricerche supportano un punto di vista contrario.

Inoltre, gli studi sull'intelligenza emotiva hanno scoperto che un alto machiavellismo è solitamente associato a una bassa intelligenza emotiva, come valutato sia dalle prestazioni che dalle misurazioni del questionario. Sia l'empatia emotiva che il riconoscimento delle emozioni hanno dimostrato di avere correlazioni negative con il machiavellismo. Inoltre, la ricerca ha dimostrato che il machiavellismo non è correlato a una teoria della mente più avanzata, cioè la capacità di anticipare ciò che gli altri pensano nelle situazioni sociali. Se gli alti Mach sono effettivamente abili nel manipolare gli altri, questo sembra non essere correlato a nessuna abilità cognitiva speciale in quanto tale, e potrebbe semplicemente essere dovuto a una maggiore volontà di impegnarsi nella manipolazione.

L'antimachiavellismo ed il repubblicanesimo

«Quanto siano esecrabili i discorsi dei Machiavelli e la figura del Principe»

Il termine, entrato anche nel linguaggio comune come «sinonimo di opportunismo politico»[6], ha una connotazione negativa tale, che sarebbe più adeguato parlare di "antimachiavellismo" per significare il travisamento e l'ostilità preconcetta al pensiero politico machiavelliano, che ritroviamo negli scritti di autori protestanti e cattolici.

Ad esempio il cardinale inglese erasmiano Reginald Pole - secondo il quale il ministro del re, Thomas Cromwell, aveva trovato nel Principe il modello della sua politica antiecclesiastica e priva di scrupoli - e il domenicano Ambrogio Catarino Politi (1552) accusano Machiavelli di ateismo, presentandolo come un precettore di violenza, di frode, di empietà (Apologia, 1535); il vescovo portoghese Girolamo Osorio giudica Machiavelli un pagano, poiché avvilisce la virtù cristiana degli umili ed esalta invece l'areté pagana, laica e terrena (De nobilitate civili et christiana, 1542). Giudizi simili esprimono l'ugonotto Innocent Gentillet (Contre Nicolas Machiavel, 1576)[7], il gesuita Antonio Possevino (Iudicium ... de Nicolao Machiavello, 1592) e Tommaso Campanella (Città del Sole, 1602; Atheismus triumphatus, 1607).

Nel 1559 papa Paolo IV include le opere del Machiavelli nel terzo Indice dei libri proibiti. Anche William Shakespeare contribuisce alla leggenda nera di Machiavelli.

Nel XVIII secolo

La deformazione del malinteso pensiero di Machiavelli raggiunge l'apice con l'Antimachiavel (1739-1740) di Federico II di Prussia, opera a cui metterà mano Voltaire, dandole maggiore rilevanza. Il sovrano prussiano, che non si manterrà sempre fedele ai principi professati, contesta il machiavellismo, presentando Machiavelli come un difensore della tirannia e della crudeltà.

Infine Immanuel Kant nel suo saggio Per la pace perpetua. Un progetto filosofico (1795) teorizza l'antimachiavellismo con la subordinazione della politica ai superiori valori morali.

Alla corrente interpretativa di un Machiavelli che avrebbe dato un'impropria dignità politica al regime tirannico si contrappongono gli autori, da Baruch Spinoza a Jean Jacques Rousseau e poi a Vittorio Alfieri e a Ugo Foscolo, per i quali il machiavellismo si identificherebbe con il repubblicanesimo e sarebbe quindi espressione di ideali di libertà. Machiavelli, nel descrivere la politica del Principe, avrebbe voluto rivelare ai popoli la sopraffazione e la violenza del potere politico, mostrando loro per contrasto il valore della libertà.

Per Spinoza Machiavelli ha insegnato ai popoli come debbano diffidare dal consegnare il potere politico a un solo uomo. Denis Diderot interpreta il Principe come una satira del tiranno e Rousseau vi vede «il libro dei repubblicani», dove Machiavelli «fingendo di dare lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli». Foscolo riprende questa interpretazione "obliqua" nel carme Dei sepolcri, dove Machiavelli è descritto come un repubblicano:

«Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori

gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue.» (Ugo Foscolo, Dei sepolcri)

Il machiavellismo nel secolo XIX

«...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...» (Attribuita a Niccolò Machiavelli)

Una completa rivalutazione della teoria politica di Machiavelli compare nel pensiero hegeliano che, rifacendosi all'ambiente storico in cui è stato composto Il Principe, contesta quegli autori antimachiavellici che vi hanno visto la consacrazione del potere tirannico: «è sommamente irrazionale il trattare l'esecuzione di un'idea che è sorta immediatamente dall'osservazione della situazione dell'Italia come un compendio di principi politico-morali onnivalente, per tutte le circostanze, cioè adatto a nessuna situazione specifica. Si deve giungere alla lettura del Principe immediatamente dalla storia dei secoli trascorsi prima di Machiavelli, con l'impressione che questa ci ha dato; esso così non solo viene giustificato, ma apparirà come una concezione sommamente grande e vera di una autentica mente politica di grandissimo e nobilissimo sentire».

L'azione politica del Principe, osserva Hegel, è infatti tutta diretta a realizzare lo scopo primario della fondazione dello Stato unitario in una situazione politica italiana caratterizzata dalla frammentazione della penisola in cinque grandi Stati in lotta tra loro. Chiunque di loro avesse tentato un'unificazione si sarebbe trovato a dover superare la forte opposizione che la Chiesa cattolica, volendo restare arbitra della sua autonomia, metteva in campo nei confronti di qualsiasi progetto unitario.

In queste condizioni il fine realistico e sommamente morale di unire il popolo in uno Stato deve essere considerato primario e ogni valutazione negativa sui mezzi per realizzarlo deve essere messa da parte, poiché «le membra cancrenose non possono esser curate con l'acqua di lavanda».

Sulla stessa linea critica Francesco De Sanctis, che pure ritiene eccessivo il potere che Machiavelli attribuisce al Principe, giudica il pensiero di Machiavelli come un alto insegnamento delle caratteristiche che deve avere lo Stato moderno, con la netta separazione tra il potere temporale e quello spirituale della Chiesa. Giuseppe Mazzini, nei Doveri dell'uomo, definisce il machiavellismo come il «travestimento della scienza di un grande infelice».

In queste condizioni il fine realistico e sommamente morale di unire il popolo in uno Stato deve essere considerato primario e ogni valutazione negativa sui mezzi per realizzarlo deve essere messa da parte, poiché «le membra cancrenose non possono esser curate con l'acqua di lavanda».

Sulla stessa linea critica Francesco De Sanctis, che pure ritiene eccessivo il potere che Machiavelli attribuisce al Principe, giudica il pensiero di Machiavelli come un alto insegnamento delle caratteristiche che deve avere lo Stato moderno, con la netta separazione tra il potere temporale e quello spirituale della Chiesa. Giuseppe Mazzini, nei Doveri dell'uomo, definisce il machiavellismo come il «travestimento della scienza di un grande infelice».

Il machiavellismo nel secolo XX

Lo stesso giudizio di modernità del pensiero di Machiavelli si ritrova in Benedetto Croce e in Friedrich Meinecke: per il primo Machiavelli ha intuito per primo il nesso dei distinti nella circolarità dei gradi dello Spirito, l'autonomia cioè e la distinzione della politica (che rientra nella sfera dell'economia, agendo per il conseguimento di fini particolari) dalla morale (ispirata dalla realizzazione di fini universali). Per Meinecke grande merito di Machiavelli è aver rafforzato l'idea della "ragion di Stato" come regola normale dell'azione politica.

Per il pensiero marxista Antonio Gramsci vede la spregiudicata azione politica del Principe, espressione della volontà popolare, giustificata dall'ambiente storico in cui si sarebbe dovuta realizzare e trova analogie con la politica perseguita da quel principe moderno che è il partito comunista.

Al di fuori di ogni schema è l'apprezzamento di Friedrich Nietzsche per il Principe, l'espressione di quell'oltreuomo capace di superare ogni morale tradizionale e quell'entusiasta spirito rinascimentale del «sì alla vita».

Spassionatamente realistica compare ancora nel '900 l'analisi di Raymond Aron secondo il quale : «Il Machiavellismo è lo sforzo di portare alla luce le ipocrisie della commedia sociale, di cogliere i sentimenti che fanno veramente muovere gli uomini, di catturare i conflitti autentici che costituiscono il tessuto del divenire storico, di dare una visione di ciò che è realmente la società, spogliata da tutte le illusioni».


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Anarchia Intellettuale

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🔈 Intervista ad Alessandro Marzo Magno

Il portale libertario è lieto di comunicare una speciale Intervista ad Alessandro Marzo Magno, scrittore, storico e giornalista, presso la Villa Aganoor Pompilj, Lago Trasimeno (Umbria).

Anteprima del libro in uscita per il trecentesimo anno dalla nascita di Giacomo Casanova.

Come Ho Fatto A Far Crollare La Civiltà

Una domanda che mi viene spesso posta è:

"Cosa ti fa pensare di poter abbattere la civiltà?"

La mia risposta è piuttosto semplice e si compone di due parti: la prima parte è che sono ancora relativamente (rispetto a molti altri) abile e capace e la seconda parte è che le mie esperienze passate dimostrano che ho la capacità di fare crollare la civiltà.

L'Edonismo Autarchico della Scuola Cirenaica

La scuola cirenaica si sviluppa a Cirene, città greca del Nord Africa, nella prima metà del IV secolo a.C. La scuola si forma alcuni decenni dopo la morte del suo iniziatore Aristippo, un cirenaico emigrato ad Atene, allievo di Socrate e Protagora, poi rientrato in patria a diffondere il proprio pensiero. Più che di una vera e propria scuola si dovrebbe parlare di un indirizzo filosofico variegato e non univoco.

Anarchia Senza Ali

Non abbiamo bisogno di ali per volare.

È stato detto che l'anarchismo è un'ideologia di "sinistra", da molti. Non siamo sicuri che coloro che affermano questo capiscano il vero significato del termine.

I termini "ala sinistra" e "ala destra" derivano dalla posizione dei delegati seduti durante la Rivoluzione francese. La borghesia siederebbe a sinistra e i monarchici siederebbero a destra. I primi di sinistra erano, infatti, capitalisti.

Il termine anarchia deriva dal greco per "nessun governante". Se le denominazioni originali di sinistra e destra erano rivolte a coloro che cercavano di governare gli altri, allora ne consegue che l'anarchismo non ha posto né nell'ala sinistra né in quella destra. L'anarchismo non è considerato come governare sugli altri. Si preoccupa di non essere governato.

“Ma”… qualcuno dirà… “Questi termini sono cambiati dalla Rivoluzione Francese!” A questo, chiederemmo “come?”.

Fanculo la vostra Rivoluzione Rossa: contro l'Ecocidio, verso l'Anarchia

Il collettivismo, che sia ideologicamente comunista, fascista o capitalista, non è qualcosa che serve i miei interessi come agricoltore di sussistenza indigeno e raccoglitore che vive in queste remote montagne.

Qualunque sia il dogma industriale che mi ordina di vivere la mia vita serve solo a riempire il mio cuore di dolore. Respingerò a gran voce l'idea di una società collettiva in ogni occasione, indipendentemente dalla sua alleanza ideologica. Tutta l'industria uccide tutta la vita.

Sono un anarchico. Anche l'idea di una “società” che governa il mio stile di vita mi fa un po' vomitare. I tuoi bisogni non sono i miei bisogni, non voglio andare dove il collettivo vuole portarmi...

…Voglio essere liberato dal sistema, non diventare il sistema. Il collettivo non è il mio padrone. Il collettivo è in realtà solo un altro stato, per quanto ben impacchettato.

La storia delle Colonie Libertarie

La storia delle colonie libertarie è lunga e articolata; individui e gruppi vari, in luoghi e tempi differenti, svilupparono idee e progetti differenti, tutti però accomunati dalla volontà di autogestirsi.

Comunità e cooperative, sorte ovunque, ne sono un esempio lampante: in Belgio ("Colonia L'Essai"), in Brasile ("La Cecilia"), in Francia (Aiglemont, Romainville, etc.), in Paraguay ("Mosé Bertoni"), in Uruguay ("la Comunidad del Sur").

In Italia, nel 1877, la Banda del Matese organizzò un'insurrezione con il sogno di costruire la comunità anarchica del Matese. In Francia, durante l'inizio del XX secolo, la corrente anarco-individualista sperimentò, in quelle che venivano chiamate «comunità libertarie», tanto i principi dell'anarchismo quanto quelli dell'individualismo.

Un Trauma Collettivo

Afferrando nell'oscurità qualcosa che non riesci a esprimere a parole.

Guidato solo dalla debole paura di cadere nel vuoto oscuro, un'enorme carenza che permane all'interno di quella psiche accuratamente curata. Non osi avvicinarti al vuoto. Farai di tutto per evitare anche solo di pensarci. Presto, trova una distrazione.

Sempre in bicicletta attraverso attività sociali intorpidite che promettono di darti appagamento. Club di dibattito, gruppi di affinità, partiti politici, società di rievocazione storica, raduni arcobaleno, concerti punk, convention di fan. Decidi di andare a una protesta in centro.

Con ogni nuovo impegno sociale, immagini di trovare il significato che desideri così disperatamente convergendo con un altro gruppo di piccole api indaffarate che la pensano allo stesso modo.

Presto inizierai a chiederti se le tue fissazioni condivise sono superficiali, sconsiderate, in definitiva uno spreco di vita. Ma te le scrollerai di dosso e continuerai a seguire i movimenti della cerimonia sociale, perché qualsiasi cosa è meglio che cadere in quel temuto vuoto in agguato nei crepacci della tua mente...

Gli Anarchici sostengono la Democrazia?

La parola "democrazia" deriva da due parole greche:

demo- : una forma combinata che ricorre nei prestiti linguistici dal greco, dove significava “persone”.

-crazia : una forma combinata che ricorre in prestiti linguistici dal greco, con il significato di "governo" o "organo di governo".

Quindi democrazia significa letteralmente: "governo del popolo". O più specificamente, la maggioranza delle persone...

Stirner, Wittgenstein e l'Anarchismo

Il lavoro di Max Stirner è un argomento controverso tra gli anarchici, con numerose interpretazioni del suo lavoro, che vanno dal descrittivo, presentando un certo quadro di pensiero, al prescrittivo, sostenendo l'anti-autoritarismo ed esprimendo un impegno per "l'individualismo".

L'egoismo è principalmente di natura descrittiva. Le distinzioni fondamentali che Stirner fa, quelle tra idee fisse e non fisse, ed egoismo conscio e inconscio, non ci portano ad alcuna conclusione normativa, nonostante la chiara opposizione personale di Stirner allo stato e all'autorità in generale.

Piuttosto, molti anarchici sono egoisti perché trovano un valore personale in questa prospettiva.

L'egoismo ha tutto e niente a che fare con l'anarchismo.

Diario di uno Scemo del Villaggio

Pensavo davvero che un interesse per l'anarchia mi avrebbe circondato di persone dalla mentalità aperta. È stato così strano che molti non si siano nemmeno cimentati con il materiale di cui sono così critici. Forse questa è una cosa americana anti-intellettuale, e forse è un residuo del paternalismo marxista. Questo tipo di arroganza è ciò che allontana le persone dagli anarchici in generale. Questa necessità di avere ragione è una nozione religiosa totalmente puritana.

Anarchia vs Comunalismo: Bookchin tra "Stilismo di Vita", Ideologia e Greenwashing

Il padre del comunalismo; Murray Bookchin, è stato a lungo identificato come anarchico ma più tardi nella vita ha scritto aspri attacchi contro gli anarchici. Ha in gran parte inventato uno scisma immaginario tra quelli che ha definito anarchici "lifestylist" e socialisti, denunciando questi "stilisti di vita" come inferiori a lui.

Anche se alla fine abbandonò l'anarchismo in favore della sua ideologia comunalista, questa divisione elitaria che creò tra "stile di vita" e socialismo continua a riverberarsi oggi, con alcuni social-anarchici che arrivano persino a prendere le distanze dagli aspetti individualisti dell'anarchia che ha in gran parte definito il movimento fin dall'inizio.

Questa divisione fabbricata ha aiutato molto a frammentare gli anarchici in due fazioni opposte e ha portato a inutili lotte intestine e distrazioni.

Divenire Animale: il mio individualismo selvaggio

Quando considero per la prima volta cosa significa essere un anarchico, o se non essere un anarchico allora essere qualcuno che abbraccia l'anarchia – che alcune persone potrebbero chiamare essere un anarchico – la mia consapevolezza è immediatamente attratta dal mio corpo e dallo spazio che il mio corpo occupa.

Questo di solito inizia pensando ai miei piedi. Li trovo attaccati alle mie gambe. Le mie gambe sono attaccate al mio inguine. Dopo questo, trovo il mio busto, con queste braccia e mani attaccate. Non riesco a trovare la mia testa visivamente fino a quando non uso uno specchio, e anche allora vedo un'immagine riflessa, anche se ovviamente posso sentire la mia testa con le mani.

Ho un'esperienza sensualmente immediatista di essere questo corpo. Il mio potere si trova nella carne che sono, la carne che si trova qui. Posso usare queste mani per formare un pugno e prendere a pugni chiunque voglia. La mia bocca può cantare canzoni di selvaggia bellezza, o esprimere poesie come attacco di percezione. Questi piedi possono calpestare le trappole per tassi: le uniche gabbie belle sono le gabbie distrutte.

L’individualismo assoluto quale mezzo di affrancamento dall’oppressione dualistica

Cos’è la morale? In breve rappresenta l’insieme di valori ed atteggiamenti utili alla vita comunitaria. Ma se la vita comunitaria si basa su una morale menzognera ed innaturale imposta attraverso il giogo di un sistema politico artefatto il cui fine è la sola sopravvivenza dello stato, non implica che ciò che viene pubblicamente esposto ed esaltato come “bene” sia realmente ed oggettivamente tale.

Nessuna speranza, nessun futuro: che le avventure abbiano inizio!

Il sole, la luna e le stelle non aspettano; bombardano il cielo con la loro presenza. Uno tsunami non esita; annuncia un rantolo di distruzione prima di dissiparsi. Allora perché dovrei aspettare? E chi sto aspettando? E chi stanno aspettando? Il Futuro è un dio a cui si obbedisce a scapito dei propri desideri immediati per assicurarsi una lontana appartenenza a un'utopia inesistente.

Il Futuro è una proiezione olografica di sogni e promesse che vengono rifiutate dal presente. Per i politici e altri autoritari che cercano il dominio a lungo termine, Il futuro è spesso socialmente utilizzato per sfruttare la propria paura di vivere il momento. Il futuro addomestica il desiderio selvaggio, limitando la sua capacità di esplorare esperienze spontanee e imprevedibili.

Oggi è qui, proprio ora come una tela bianca che invita la mia creatività immaginativa e distruttiva. Ho il coraggio di sognare più in grande del mondo carcerario della ricchezza materiale, delle tendenze della moda e dell'operaismo? Dovrei indulgere in un edonismo selvaggio contro il monolite della miseria collettivizzata? SÌ! Contro il vangelo del Futuro, la mia anarchia è una sfrenata celebrazione del presente!