Spesso, gli anarchici hanno avuto un incontro sfuggente con Julius Evola, figura di spicco della critica radicale e filosofica contro il sistema imperante. Nonostante libri "Rivolta Contro il Mondo Moderno" e "Cavalcare la Tigre" abbiano trovato un nutrito seguito anche tra coloro di fede rivoluzionaria, è curioso notare come l'intersezione tra l'anarchismo e l'opera di Evola sia stata, fino ad ora, solo sfiorata.
La Sfida di Leggere Evola per gli Anarchici Veri
Ora giungiamo al cuore della questione. Perché gli anarchici dovrebbero osare leggere Julius Evola? È un'ardua impresa, lo ammetto. Un'autentica prova di coraggio per coloro che si definiscono anarchici di mente. È una sfida che richiede audacia e determinazione, perché si sa, Evola è considerato da molti un autore controverso, uno spauracchio intellettuale da evitare a tutti i costi.
Ma vi chiedo: dovrebbe la paura guidare le vostre letture? Dovreste fuggire da un autore senza nemmeno dargli una possibilità di esprimersi? Vi ritrovate forse nell'illusione che il solo atto di leggere possa contaminare la vostra mente, trasformandovi in un'ombra di ciò che eravate? Se così fosse, mi domando quale sia la profondità del vostro anarchismo.
Sappiate che Evola ha subito spesso un'appropriazione indebita da parte di coloro che non hanno compreso appieno la sua opera. Altri si sono affrettati a giudicare senza verificare, a bandire senza esplorare. Ma gli anarchici autentici non dovrebbero lasciarsi intimidire da tali pregiudizi superficiali. Dovreste invece avere la forza di scrutare oltre la superficie, di indagare i punti di convergenza che possono emergere tra il suo pensiero e l'anarchia moderna.
I capitoli di questo articolo tracciano le connessioni tra Evola e gli ideali anarchici: la critica alla creazione delle banche, alla nascita degli Stati e delle Nazioni, il disgusto per il materialismo e la denuncia degli imperialismi. Siete ancora così sicuri che non ci siano affinità tra il suo pensiero e il vostro?
Vi sfido a prendere in mano "Rivolta Contro il Mondo Moderno" e ad immergervi nella lettura. Scoprirete che il fatto di leggere Evola non vi trasformerà automaticamente in seguaci devoti. È come leggere "il Capitale" di Marx: non vi trasforma in marxisti a meno che non siate inclini a esserlo. La lettura è uno strumento per espandere la vostra mente, per esplorare nuove prospettive e per approfondire la vostra comprensione del mondo.
E se scoprirete che c'è una connessione, anche solo un'eco di affinità tra il pensiero di Evola e il vostro anarchismo, cosa ne sarà? Vi spaventerà così tanto l'idea di abbracciare un pensiero controverso? O sarete abbastanza coraggiosi da affrontare questa sfida intellettuale e confrontarvi con il vostro stesso anarchismo?
Vi invito a superare le paure e i pregiudizi, a mettere alla prova la vostra intelligenza e il vostro spirito critico. Solo così potrete davvero comprendere la portata del vostro anarchismo e scoprire se le vostre idee possono resistere all'interrogazione più ardita. Non abbiate timore, perché solo attraverso la sfida si può giungere alla verità.
L'eredità di Evola tra strumentalizzazioni politiche e rivalutazioni
È innegabile che l'eredità intellettuale di Julius Evola sia stata oggetto di diverse interpretazioni politiche nel corso degli anni. Tuttavia, è importante riconoscere che la sua figura e il suo pensiero hanno suscitato un interesse crescente anche al di fuori dei contesti politici di destra, venendo rivalutati e considerati da diverse prospettive ideologiche.
Evola, come pensatore, non può essere ridotto esclusivamente alla sfera dell'estrema destra. Il suo corpus di opere abbraccia una vasta gamma di temi, tra cui filosofia, tradizione, spiritualità, arte e società. La sua critica radicale alla modernità e al materialismo ha attirato l'attenzione di molteplici lettori e studiosi, indipendentemente dalla loro affiliazione politica.
Alcuni studiosi di sinistra hanno rivalutato il pensiero di Evola, riconoscendo in esso una critica acuta al capitalismo, all'alienazione sociale e all'omologazione culturale. Pur condividendo idee e valori differenti, hanno trovato nel suo lavoro spunti di riflessione interessanti e stimolanti per comprendere le problematiche della società contemporanea.
La lettura di Evola da parte di coloro che criticano il fascismo può essere vista come un modo per analizzare criticamente la storia e il pensiero politico del XX secolo. Esaminare le sue idee e le sue argomentazioni consente di comprendere le radici e le dinamiche che hanno portato all'emergere del fascismo e di altre ideologie autoritarie. È una forma di studio che permette di mettere in discussione e contestualizzare il suo pensiero, al fine di trarne insegnamenti per la costruzione di una società più giusta e inclusiva.
Inoltre, è importante notare che Evola stesso ha criticato il fascismo italiano e ha espresso preoccupazione per alcune delle sue deviazioni autoritarie. Ha sottolineato la necessità di una gerarchia basata sulla virtù e sulla spiritualità, respingendo l'idea di un potere basato esclusivamente sulla forza e sulla violenza. Questa posizione critica ha reso Evola una figura ambigua e complessa, sfuggendo a una classificazione netta come semplice sostenitore del fascismo.
Tuttavia, è importante sottolineare che l'utilizzo strumentale del pensiero di Evola da parte dell'estrema destra non può essere ignorato. Alcuni movimenti politici hanno cercato di sfruttare il suo lavoro per promuovere un'agenda politica di intolleranza, xenofobia e supremazia razziale. Questa strumentalizzazione va contro lo spirito stesso del pensiero evoliano, che sottolinea l'importanza della spiritualità, dell'etica e della ricerca interiore come vie per superare la crisi dell'era moderna.
L'eredità di Evola è complessa e sfaccettata. Nonostante le strumentalizzazioni politiche, il suo pensiero ha trovato spazio di rivalutazione anche in ambienti di sinistra, offrendo spunti di riflessione e dibattito su temi importanti. La lettura critica del suo lavoro può contribuire a una comprensione più approfondita delle dinamiche storiche e politiche che hanno plasmato il nostro mondo, consentendo di trarre insegnamenti per la costruzione di una società più equa e consapevole. In ogni caso, spetta al lettore esercitare il proprio discernimento e trarre conclusioni personali dalla lettura di un autore come Evola, senza dimenticare il contesto storico e ideologico in cui il suo pensiero è stato formulato.
La Sacralità Spirituale e la Giustizia Anarchica
Nel contesto di questo trattato, è fondamentale chiarire il concetto di sacralità spirituale così come espresso da Evola, che si distingue nettamente dal concetto di sacralità religiosa. È essenziale notare che, quando ci rivolgiamo agli anarchici lettori parlando di "sacralità", non intendiamo riferirci a essa in senso strettamente religioso. In effetti, Evola stesso era notoriamente un fervente anticlericale, una caratteristica condivisa dagli stessi anarchici.
La sacralità spirituale, come concepita da Evola, trascende le tradizioni e le istituzioni religiose convenzionali. Essa si riferisce a una dimensione più profonda dell'essere umano, a una connessione interiore con le forze superiori e con il sacro. Questa sacralità non è limitata né circoscritta da dogmi o rituali religiosi, ma si manifesta come una ricerca individuale di verità, di nobiltà d'animo e di realizzazione spirituale.
Evola identifica la sacralità spirituale come una qualità che può essere coltivata e realizzata attraverso l'auto-trascendenza e la disciplina interiore. Essa implica una liberazione dalle catene dell'ego e una connessione con principi superiori che trascendono le limitazioni del mondo materiale. È un richiamo a una dimensione di saggezza, nobiltà e illuminazione che va oltre le convenzioni religiose e le costrizioni sociali.
Un paragone significativo può essere tracciato tra la sacralità spirituale di Evola e la sacralità per la giustizia che gli anarchici esprimono. Mentre Evola ricerca la sacralità come via di trascendenza individuale, gli anarchici la perseguono come un principio guida per la creazione di una società giusta e libera. La sacralità per la giustizia degli anarchici si basa sull'idea che la libertà e la giustizia devono essere valori fondamentali in ogni aspetto della vita umana, privata e sociale.
Anche se gli anarchici possono essere critici nei confronti delle istituzioni religiose, condividono con Evola la consapevolezza della necessità di una sacralità che vada oltre il mero dogmatismo religioso. Entrambi riconoscono che la sacralità può essere trovata nella ricerca della verità, nella lotta per la giustizia e nella manifestazione di valori autentici.
È importante, dunque, comprendere che quando si parla di sacralità agli anarchici lettori, non si fa riferimento a una sacralità religiosa convenzionale, ma a un concetto più ampio che abbraccia la ricerca di una connessione spirituale profonda, la manifestazione della giustizia e la realizzazione di una società basata sulla libertà e l'uguaglianza.
Gerarchia Tradizionale: dall'Ordine Spirituale alla Meritocrazia Anarchica
Julius Evola, nel suo pensiero, ha delineato una concezione profonda e differenziata della gerarchia tradizionale, che si discosta radicalmente dalla gerarchia moderna. Per Evola, la gerarchia tradizionale si basa sull'ordine spirituale e sulla differenziazione qualitativa delle persone, anziché sulla mera posizione di potere o sulla supremazia economica.
Secondo Evola, la gerarchia tradizionale è basata su una visione sacrale della realtà, in cui le diverse posizioni e ruoli nella società sono riconosciute come espressioni di diversi gradi di consapevolezza, saggezza e virtù. Questa gerarchia non si basa sulla supremazia di un individuo o di una classe, ma piuttosto sul riconoscimento delle differenze qualitative e del contributo unico che ogni individuo può offrire alla comunità.
In una società anarchica, paradossalmente, il concetto di gerarchia evoliana potrebbe trovare una forma diversa ma pur sempre presente: il merito. Nella visione di Evola, il merito si basa sulla qualità e sul valore intrinseco dell'individuo, anziché sulle convenzioni sociali o sulle strutture di potere. In una società anarchica, in cui il potere è decentralizzato e le decisioni vengono prese in modo collettivo, il merito diventa un criterio fondamentale per l'assegnazione di responsabilità e la distribuzione delle risorse.
Nell'ottica evoliana, il merito si manifesta attraverso la conoscenza, l'esperienza, la virtù e l'abilità pratica. Le persone che dimostrano una maggiore competenza e una maggiore dedizione al bene comune sono riconosciute e valorizzate, indipendentemente dalla loro posizione sociale o dal loro background. In questo modo, il merito diventa il fondamento per la formazione di una gerarchia naturale e spontanea, basata sulle qualità e sulle abilità degli individui.
Tuttavia, Evola metteva in guardia anche dalle deviazioni che possono verificarsi nella gerarchia tradizionale. Egli criticava la gerarchia moderna, che si basa sul potere economico e sulla manipolazione politica, portando alla formazione di élite corrotte e oppressive. Evola sottolineava l'importanza di una gerarchia fondata sulla virtù, sull'etica e sulla spiritualità, al fine di evitare gli abusi e le ingiustizie che possono sorgere quando il potere è detenuto da individui senza qualità morali o spirituali.
Rivolta Contro il Mondo Moderno: un'introduzione approfondita
Il libro "Rivolta Contro il Mondo Moderno" di Julius Evola rappresenta un'opera monumentale e controversa che ha suscitato profonde riflessioni e discussioni sin dalla sua pubblicazione nel 1934. Questo trattato filosofico e sociale offre una critica radicale del mondo moderno e propone una visione alternativa basata su principi tradizionali e spirituali.
Evola, uno dei pensatori più influenti del suo tempo, si immerge in un'analisi profonda delle origini, delle dinamiche e delle conseguenze della modernità. Il suo intento è quello di svelare le forze che hanno portato all'attuale stato di decadenza e disgregazione morale, individuando le radici della crisi spirituale e sociale che affligge la società contemporanea.
Nel primo capitolo di "Rivolta Contro il Mondo Moderno", Evola ci conduce in un viaggio che parte dall'antica tradizione sacra e arriva fino alla caduta dell'impero romano. Attraverso un'analisi dettagliata, Egli ci mostra come il declino di quest'ultimo abbia segnato l'inizio di un'era di decadenza e degenerazione, dando origine a una nuova forma di potere basata sulla materialità e sulla rottura con i valori trascendenti.
Evola sottolinea l'importanza della conoscenza delle radici storiche per comprendere appieno la condizione moderna. Egli esplora il concetto di Tradizione Primordiale, un'antica saggezza che è stata tramandata attraverso le epoche e che rappresenta un faro per coloro che cercano una via d'uscita dalla modernità.
L'autore critica ferocemente l'ideologia del progresso, considerandola una trappola che ha catturato l'umanità, rendendola schiava dell'illusione della crescita continua e del materialismo sfrenato. Egli sostiene che il mondo moderno sia stato dominato da una mentalità nichilistica e materialistica, che ha messo in secondo piano la dimensione spirituale dell'esistenza umana.
Evola esplora anche il concetto di casta e di aristocrazia spirituale come elementi fondamentali per il mantenimento dell'ordine tradizionale. Egli critica aspramente la società moderna, in cui la gerarchia è stata sostituita dall'uguaglianza illusoria e in cui l'autorità legittima è stata erosa dalla superficialità e dall'individualismo.
L'autore invita i lettori a ribellarsi contro il mondo moderno e a intraprendere una "rivolta interiore", un cammino di trasformazione e di riconnessione con la sacralità dell'essere. Egli sostiene che solo attraverso questa rivolta personale è possibile recuperare la dignità e la nobiltà d'animo che sono state perdute nella modernità.
"Rivolta Contro il Mondo Moderno" si pone come una guida filosofica e spirituale per coloro che cercano una via d'uscita dalla crisi e dalla superficialità del mondo moderno. Evola sfida i lettori a rompere con le convenzioni e le illusioni del presente, aprendo la strada a una visione alternativa basata sulla sacralità, sull'ordine e sulla nobiltà dell'animo.
In questo libro, Evola ci invita a una riflessione profonda sulle nostre radici, sulla nostra condizione attuale e sulle possibilità di un futuro diverso. La sua critica acuta e la sua visione alternativa forniscono una base di discussione e un punto di partenza per coloro che desiderano esplorare nuovi orizzonti di pensiero e di azione.
La lettura di "Rivolta Contro il Mondo Moderno" richiede una mente aperta e critica, pronta a esplorare idee controverse e a mettere in discussione i dogmi della modernità. Evola sfida il lettore a intraprendere un viaggio di conoscenza e trasformazione, offrendo spunti di riflessione che vanno al di là delle ideologie convenzionali.
Pertanto, vi invito a immergervi nelle pagine di questo libro e a esplorare il pensiero di Evola. Che siate anarchici, filosofi, o semplicemente persone in cerca di una prospettiva alternativa, "Rivolta Contro il Mondo Moderno" offre un terreno fertile per una riflessione profonda sul nostro presente e sulle possibilità di un futuro più autentico.
La Filosofia della Storia secondo Evola
Nel suo trattato epocale, Julius Evola delinea una visione unica della filosofia della storia che abbraccia i cicli e le cadute delle civiltà. Evola respinge l'idea moderna di una storia lineare e progressiva, poiché questa concezione riduttiva riduce l'umanità a una serie di eventi casuali e senza un significato profondo. Al contrario, Egli afferma che la storia è guidata da principi metafisici e da una ciclicità intrinseca, in cui le epoche si susseguono secondo un ritmo preordinato. Evola sottolinea che le società tradizionali indoeuropee compresero questo principio ciclico e lo espressero attraverso il mito e il simbolismo.
Un esempio significativo dell'approccio ciclico alla storia si trova nelle fasi descritte da Esiodo nella sua opera "Le opere e i giorni". Secondo Esiodo, le epoche mitiche passano attraverso quattro fasi: l'età dell'oro, l'età dell'argento, l'età del bronzo e l'età del ferro. Ogni fase rappresenta un diverso stadio di declino e degenerazione dell'umanità, dove i valori spirituali e le virtù nobili vengono gradualmente sostituiti dalla corruzione e dalla materialità.
Evola sottolinea che queste fasi corrispondono anche agli Yuga, concetto presente nelle tradizioni indiane. Gli Yuga rappresentano cicli di tempo cosmico in cui la condizione umana passa da un'età di virtù e illuminazione a un'età di oscurità e decadimento. Questa concezione ciclica della storia ci invita a considerare il fatto che l'umanità si trova attualmente nell'era dell'età del ferro, caratterizzata da conflitti, corruzione morale e materialismo sfrenato.
Evola interpreta la storia ciclica in modo diverso da Nietzsche, che descrive il "ricorso eterno". Mentre Nietzsche vedeva il ritorno ciclico degli eventi come una condanna eterna, Evola sottolinea che è possibile per gli individui "differenziati" rompere il ciclo e raggiungere uno stato superiore di consapevolezza e libertà. Questi "uomini differenziati" sono coloro che si ribellano alla degenerazione del mondo moderno e cercano di realizzare la propria natura superiore e trascendente.
In una mia speculazione personale, vedo un sottinteso paragone tra gli "uomini differenziati" di Evola e gli anarchici. Gli anarchici, infatti, condividono l'idea di una libertà individuale e della rottura delle catene imposte da un'autorità esterna. Come affermò Proudhon, "l'Anarchia è ordine", ma non un ordine imposto dall'esterno da uno stato o da una struttura gerarchica, bensì un'armonia spontanea che si manifesta quando gli individui vivono in accordo con la loro natura autentica.
Invito gli anarchici a sfidare il loro modo di pensare convenzionale e ad abbracciare la lettura di Evola, che offre una prospettiva alternativa e provocatoria sulla storia e sulla condizione umana. Evola ci spinge a cercare una dimensione superiore di esistenza, a rompere il ciclo di degenerazione e a intraprendere un cammino verso la trascendenza.
L'Analisi Decadente di Evola e la Critica all'Occidente Progressista
Nel cuore dell'opera, Julius Evola offre una visione implacabile dell'Occidente e della sua storia, una visione che contrasta con la narrazione dominante del progresso costante e dell'evoluzione ascendente. Mentre molti abbracciano l'idea di un progresso che trascende le epoche, fondato sul darwinismo e sul cristianesimo, Evola getta una luce sinistra sulla presunta grandiosa marcia dell'umanità verso un futuro luminoso.
Per Evola, la storia dell'Occidente è stata una discesa inarrestabile verso la decadenza. Laddove altri esaltano il progresso come un miglioramento naturale dell'umanità, Evola individua invece una progressiva degenerazione delle qualità spirituali e della nobiltà dell'uomo. Il darwinismo, con la sua lotta per la sopravvivenza e la competizione implacabile, è stato per lui solo una conferma della rovina dell'uomo moderno, ridotto a una mera creatura animalesca, priva di un'autentica dimensione spirituale.
Il cristianesimo, secondo Evola, ha contribuito alla degradazione dell'Occidente, poiché ha avuto un'influenza negativa sulla nobiltà e sulla forza virile dell'individuo. Con la sua enfasi sulla sofferenza, sull'abnegazione e sulla sottomissione, il cristianesimo ha promosso un'etica di debolezza e di rinuncia, lasciando l'uomo privo di una guida interiore e disconnesso dalla sua vera natura.
Ecco dove emerge una connessione sorprendente con l'anarchia. Gli anarchici, come Evola, hanno criticato il sistema gerarchico e autoritario imposto dalla società moderna, ritenendolo oppressivo e alienante. Sia Evola che gli anarchici respingono la visione del progresso come un cammino lineare e predeterminato, riconoscendo invece la necessità di una rivolta contro la stagnazione spirituale e l'omologazione culturale.
Gli anarchici, nel loro fervido anticlericalismo, condividono con Evola una critica verso la religione organizzata, che ritengono essere stata spesso strumentalizzata per giustificare il potere e la subordinazione. Entrambi cercano la liberazione dall'oppressione e l'affermazione della libertà individuale e della dignità umana.
Tuttavia, mentre gli anarchici si concentrano sulla lotta per una società senza stato, Evola propone un'ascesa individuale verso uno stato di superiorità spirituale. Nonostante questa divergenza, la loro analisi critica della storia occidentale li porta a sostenere che il progresso non ha portato ad una reale elevazione dell'uomo, bensì ad una profonda crisi esistenziale.
L'Occidente progressista, secondo Evola, ha perso di vista il senso della sacralità e ha abbracciato un materialismo vuoto e distruttivo. Gli anarchici, al pari di Evola, vedono la necessità di rompere con questo materialismo, di riscoprire la sacralità nella vita e di creare una società basata sulla giustizia, sulla libertà e sull'autodeterminazione.
L'analisi di Evola sulla storia occidentale, pur nella sua critica radicale e provocatoria, offre una prospettiva affascinante che può stimolare una riflessione profonda anche per gli anarchici. La sfida è quella di abbracciare il suo pensiero con spirito critico e discernimento, senza perdersi in ideologie rigide, ma cercando di coglierne i punti di incontro con l'anarchia, al fine di contribuire alla costruzione di una società più autentica e umana.
La Critica di Evola alla nascita degli Stati e delle Nazioni
Nel suo poderoso lavoro, Julius Evola getta la sua sferzante luce sulle origini degli Stati e delle Nazioni, mettendo in evidenza la loro nascita come un'infausta conseguenza della caduta del Sacro Romano Impero. Con la sua penna acuminata e visionaria, Evola esplora le radici di queste entità politiche e traccia una critica profonda e incisiva dei loro effetti sul destino dell'umanità.
Evola sostiene che la formazione degli Stati e delle Nazioni sia stato un passo verso il declino spirituale e la perdita della vera identità delle comunità umane. Egli afferma che, con la dissoluzione del Sacro Romano Impero, si è verificato un rovesciamento dell'ordine tradizionale e dell'unità spirituale che aveva caratterizzato un tempo la civiltà occidentale. Al posto di un'armoniosa gerarchia sacra, si è assistito all'emergere di entità politiche separate, basate su un concetto di sovranità territoriale e di nazionalismo.
Secondo Evola, la nascita degli Stati e delle Nazioni ha portato a una frammentazione dell'umanità e a una perdita della coscienza di appartenenza a una tradizione superiore. Queste entità politiche, nate dal desiderio di potere e di controllo, hanno contribuito a creare divisioni e conflitti tra gli individui, promuovendo un senso di identità limitata e di rivalità. Evola sostiene che la formazione degli Stati e delle Nazioni abbia indebolito la sacra legge dell'unità spirituale e favorito il predominio degli interessi materiali e delle passioni egoistiche.
L'autore critica aspramente il nazionalismo che si è sviluppato in concomitanza con la nascita degli Stati e delle Nazioni. Egli afferma che questo nazionalismo, basato su una concezione ristretta e etnocentrica dell'identità, abbia alimentato una mentalità di esclusione e di divisione tra gli individui. Evola rifiuta l'idea che l'appartenenza a una determinata nazione debba essere la base dell'identità e dell'azione politica. Egli sostiene che l'individuo autentico dovrebbe identificarsi con principi superiori e universali, al di là delle limitazioni imposte dalla nazionalità e dalla territorialità.
Evola invita a un ritorno alla visione tradizionale dell'unità spirituale. Egli sostiene che solo attraverso una connessione con le radici spirituali e l'adesione a principi superiori, si può superare la frammentazione e l'egoismo che caratterizzano la moderna concezione di Stato e di nazionalità. Evola invita alla riunificazione delle forze spirituali, al di là delle barriere artificiali create dagli Stati e dalle Nazioni, al fine di ricostruire un ordine superiore basato sulla sacralità e sulla conoscenza trascendente.
La Critica di Evola alla nascita delle banche
Nel suo capolavoro, Julius Evola offre una critica acuta e pungente alla nascita delle banche, ponendo l'accento sulle loro implicazioni nel contesto della modernità decadente. Con uno stile di scrittura tagliente e visionario, Evola esplora le origini e l'influenza di queste istituzioni finanziarie, evidenziando i loro effetti corrosivi sul tessuto sociale e spirituale della civiltà.
Evola sostiene che le banche siano state un elemento fondamentale nella formazione di ciò che egli definisce la "contromorale" del mondo moderno. Le radici di queste banche risalgono alle religioni abramitiche, in particolare all'ebraismo, che secondo Evola ha introdotto un'etica commerciale e finanziaria che ha trasformato profondamente il concetto di denaro e il suo ruolo nella società. Evola critica l'atteggiamento abramitico verso il denaro come uno strumento di potere e accumulazione, che ha portato alla nascita di un sistema finanziario basato sull'interesse e sull'usura.
Secondo Evola, le banche hanno instaurato un regime di dominio economico che ha contribuito all'asservimento dell'individuo e alla distruzione delle tradizioni autentiche. Queste istituzioni hanno promosso un'attitudine materialistica e consumistica, incoraggiando l'accumulo di ricchezza come fine ultimo e distorto della vita umana. Evola sostiene che le banche abramitiche abbiano alimentato un senso di alienazione e di disumanizzazione, in cui il denaro e il profitto hanno preso il sopravvento sui valori spirituali e su una vera comprensione dell'esistenza.
L'autore italiano critica anche l'influenza delle banche sulla politica e sul potere. Egli argomenta che queste istituzioni finanziarie, tramite il loro controllo dei flussi di denaro e il loro coinvolgimento nelle questioni economiche, hanno ottenuto una potente leva di controllo sulla società. Evola ritiene che il loro operato abbia contribuito alla creazione di una classe dirigente corrotta e senza scrupoli, che ha tratto vantaggio dal sistema monetario per il proprio interesse personale, a discapito del benessere comune.
Evola non si limita a condannare il sistema finanziario e le sue conseguenze, ma invita anche alla rivolta spirituale e al rifiuto di una visione materialistica del mondo. Egli sostiene che è necessaria una riconnessione con le tradizioni e le forze spirituali autentiche per rompere le catene di questa dominazione finanziaria. Solo attraverso una vera trasformazione interiore e un ritorno a un'etica spirituale, afferma Evola, si può superare l'influenza distruttiva delle banche e ristabilire un ordine basato sulla saggezza e sulla conoscenza superiore.
Le Forze del Caos e l'Età degli Eroi
In "Rivolta Contro il Mondo Moderno," Julius Evola affronta con fermezza e profondità il tema delle forze del caos e dell'età degli eroi. Egli getta uno sguardo implacabile sulla tumultuosa corrente storica e analizza l'ascesa e la caduta delle civiltà attraverso il prisma della Tradizione perduto.
Evola riconosce l'esistenza di una forza primordiale, una potenza caotica che pervade l'universo. Essa si manifesta attraverso la storia umana, agendo come un fiume impetuoso che trascina e travolge tutto ciò che incontra. L'umanità, nella sua incessante ricerca di significato e di ordine, è spesso attratta da queste forze incontrollabili, perdendo la sua connessione con la sfera spirituale e divina.
L'età degli eroi è per Evola un'epoca remota, un'era passata in cui figure straordinarie emergevano dalla collettività umana e incarnavano valori di forza, nobiltà e coraggio. Questi eroi agivano come catalizzatori del destino collettivo, muovendo le fila della storia con una visione e una missione che trascendeva l'ordinario.
Tuttavia, nel mondo moderno, l'età degli eroi sembra essere ormai un ricordo sbiadito. Le forze del caos hanno sottomesso il coraggio e la nobiltà umana, e l'umanità si è persa nell'illusione di un progresso lineare e meccanicistico. La Tradizione, con i suoi valori eterni e trascendenti, è stata eclissata da una concezione materialistica e pragmatica della vita.
Evola, attraverso una prospettiva cosmica, esprime la necessità di risvegliare l'essenza eroica che giace nel profondo dell'animo umano. Solo attraverso il superamento delle forze del caos e il riconoscimento della nostra connessione con il divino, l'uomo può intraprendere un cammino di elevazione spirituale e rivendicare la propria dignità perduta.
L'Età degli eroi rappresenta un richiamo alla grandezza umana, alla capacità di superare le limitazioni della materialità e di abbracciare l'archetipo dell'eroe. Evola individua negli eroi delle antiche tradizioni, nei guerrieri, nei sacerdoti e nei filosofi, modelli da seguire per superare il letargo moderno e per affrontare le sfide che la storia ci riserva.
In un mondo dominato dalla mediocrità e dalla conformità, Evola ci incita a riconquistare il nostro destino e a divenire protagonisti dell'età degli eroi nel nostro tempo. Attraverso un'azione coraggiosa e consapevole, l'uomo può elevare la propria esistenza e contribuire alla creazione di una nuova epoca, un'epoca in cui le forze del caos sono domate dalla nobiltà dell'anima umana.
Siamo chiamati a spezzare le catene dell'inerzia e a rispondere all'impulso interiore che ci spinge verso l'eroismo. Solo allora potremo riscoprire la nostra vera natura, sostenere la Tradizione e affrontare il caos del mondo moderno con dignità e fermezza.
L'evoluzione del pensiero di Evola sul razzismo e le sue sfumature controverse
Nel contesto delle sue opere e riflessioni, Julius Evola ha affrontato il tema della razza in maniera complessa e articolata. Tuttavia, è importante notare che la sua concezione di razzismo si discosta nettamente dalla visione moderna del razzismo biologico materialistico. Nella sua memoria "Sangue e Spirito", Evola stesso rifiuta l'etichetta di razzista, sottolineando come il suo interesse per il tema sia stato affrontato in modo incidentale, nell'ambito di un più ampio quadro di idee politiche tradizionali.
Evola si proponeva di prevenire deviazioni presenti nel dominio del razzismo, sia in Italia che in Germania, sottolineando la necessità di considerare la razza non solo dal punto di vista biologico, ma anche spirituale e politico. Egli sosteneva che le razze umane non possano essere definite in modo statico e che nuove razze possano formarsi e altre mutare nel corso del tempo, influenzate da fattori interni, spirituali e culturali.
Una delle critiche principali di Evola riguardo al nazismo era l'approccio zoologistico e biologistico che riduceva la razza a un'entità statica e determinata, concentrando l'attenzione sul razzismo nordico-ario. Evola, al contrario, proponeva un'inquadratura più ampia che metteva al centro l'idea ario-romana, riconoscendo il contributo di diverse civiltà e culture nel corso della storia.
Lontano dal razzismo biologico materialistico, Evola si concentrava sulla formazione di un tipo umano superiore, un'élite che integrasse armonicamente i diversi aspetti della razza: corpo, anima e spirito. La sua visione sottolineava l'importanza di valori spirituali e ideali superiori nella definizione dell'essenza umana, oltre alle considerazioni puramente biologiche.
È interessante notare come, in un'ottica paradossale, le idee di Evola possano essere interpretate come antirazziste nell'attuale contesto. Mentre riconosceva la diversità tra le razze, la sua prospettiva era più incentrata sulla valorizzazione delle qualità individuali e della spiritualità piuttosto che sulla promozione di una supremazia razziale o sulla discriminazione. La sua critica nei confronti del nazismo dimostra chiaramente la sua distanza da una visione razzista estremista.
Come in ogni analisi di un autore controverso, è fondamentale sottolineare che spetta al lettore trarre le proprie conclusioni dalla lettura delle opere di Evola. Le sue idee sono state oggetto di dibattiti e interpretazioni diverse nel corso degli anni, richiedendo un'esaminazione critica e una comprensione approfondita del contesto storico e culturale in cui sono state formulate.
È responsabilità del lettore esaminare in modo critico le idee di Evola e trarre le proprie conclusioni dalla lettura delle sue opere.
La razza dell'individuo secondo Evola
Uno degli aspetti peculiari del pensiero di Julius Evola riguardo alla questione della razza è la sua considerazione della "razza dell'individuo". Evola sosteneva che l'identità razziale di un individuo non poteva essere definita esclusivamente in base all'appartenenza a un gruppo etnico o biologico, ma doveva tenere conto di altri fattori quali l'anima e lo spirito.
Secondo Evola, la razza dell'individuo è una combinazione unica di elementi biologici, psicologici e spirituali che determina la sua specificità e differenza rispetto agli altri individui. Questa visione sfida la concezione tradizionale di razza come un concetto statico e uniforme, evidenziando invece la molteplicità e la diversità delle influenze che contribuiscono a definire l'essenza di una persona.
L'approccio di Evola si basa sull'idea che ogni individuo abbia un destino particolare e un ruolo unico da svolgere nella vita. La sua concezione di razza dell'individuo si riallaccia alla tradizione aristotelica e platonica, in cui si riconosceva l'importanza della formazione e dello sviluppo individuale per raggiungere un livello superiore di realizzazione.
Evola considerava l'individuo come un essere in costante evoluzione, capace di superare i limiti imposti dalla propria razza biologica attraverso una trasformazione interiore. Il suo obiettivo era quello di favorire l'emergere di individui di élite che potessero incarnare i valori più alti e le potenzialità umane più elevate.
È importante sottolineare che la concezione di razza dell'individuo proposta da Evola non escludeva la considerazione dei fattori biologici e dell'appartenenza etnica. Egli riconosceva che queste influenze potevano contribuire alla formazione della personalità e alla determinazione delle caratteristiche individuali. Tuttavia, la sua prospettiva andava oltre l'aspetto biologico, cercando di abbracciare anche gli aspetti psicologici e spirituali che contribuiscono a definire l'identità di un individuo.
La concezione di razza dell'individuo di Evola riflette la sua visione complessa e multifacetica dell'essere umano. Egli riconosceva che l'identità di un individuo non può essere ridotta a un'unica dimensione, ma richiede una comprensione più ampia che includa aspetti biologici, psicologici e spirituali. La sua prospettiva enfatizza l'importanza dell'individuo come entità unica e irripetibile, chiamata a esprimere il proprio potenziale più elevato e a realizzare un destino particolare all'interno dell'ordine cosmico.
La visione anarchica e le sfide dell'identità in un contesto post-statale
Nella riflessione sull'applicazione delle visioni di Evola sulla razza al contesto anarchico, emerge un intrigante confronto tra la visione tribalistica dell'anarchia e l'individuo autonomo e indipendente. Mentre gli anarchici aspirano a una società senza stato, devono affrontare la realtà che le persone non saranno disposte a unirsi a chiunque e che la mancanza di un'autorità centrale per tenere uniti i diversi gruppi etnici o patrie comporterà un'accentuazione dell'aspetto individuale ed esclusivo.
Infatti, nelle comunità anarchiche esistenti, soprattutto quelle di dimensioni ridotte, la presenza di individui non anarchici mina spesso l'esistenza di una società senza stato. Queste persone "non anarchiche" vengono spesso discriminate e allontanate da tali contesti, poiché le identità e le visioni di mondo divergenti possono creare conflitti e contrasti insormontabili. La coesistenza di molteplici identità all'interno di una comunità anarchica è un dilemma che richiede una soluzione delicata.
L'eliminazione dello stato non implicherà l'annullamento delle identità, come spesso sognano i globalisti. Le identità sono parte intrinseca della natura umana e permeano il tessuto sociale, anche in una società anarchica. Pertanto, l'anarchismo stesso deve affrontare il paradosso di come gestire le rivendicazioni separatiste senza diventare a sua volta separatista, evitando di discriminare coloro che rivendicano una separazione. È un compito arduo, poiché il concetto di razza, secondo Evola, è flessibile e modellabile.
Da questo paradosso emerge che il separatismo è un diritto naturale in una società anarchica. Ogni individuo deve essere libero di cercare la propria identità e la propria comunità, purché rispetti i principi dell'autonomia e del reciproco rispetto. L'uguaglianza, che spesso viene confusa con l'egualitarismo, non deve implicare l'omologazione delle identità, ma piuttosto l'uguaglianza di opportunità e diritti per ogni individuo, indipendentemente dalla loro provenienza o appartenenza.
La filosofia anarchica si trova di fronte a un intricato labirinto concettuale nell'affrontare le questioni di razza, identità e separatismo. Mentre le visioni di Evola sulla razza possono offrire un'analisi critica e provocatoria di tali temi, è compito dei pensatori anarchici interpretarle in modo critico e adattarle al contesto specifico dell'anarchismo. L'anarchia richiede una continua sfida delle convenzioni e una ricerca costante di soluzioni che consentano l'autonomia individuale e la coesistenza pacifica, senza cadere nell'oppressione o nell'esclusione.
È davvero esilarante pensare a come i rossi autoritari, lettori incalliti di questo articolo, possano accusarci di voler inquinare il puro pensiero anarchico. Immaginatevi le loro reazioni indignate mentre leggono queste parole! Sì, perché chiaramente, mentre loro cercano di diffondere il loro dogma ideologico, noi osiamo sollevare domande e riflessioni che potrebbero turbare la loro visione del mondo. Ma siamo qui per rassicurarli: l'anarchico, a differenza di loro, è dotato di una razza incorruttibile, immutabile nel suo spirito ribelle e indomabile nella sua sete di libertà. Quindi, non temete, cari rossi autoritari, non riusciremo a contaminare l'anima pura dell'anarchismo con le nostre "pericolose" idee.
Ma si sa, il sarcasmo è l'arma degli anarchici che si ribellano a qualsiasi forma di autorità, compresa quella delle ideologie rosse autoritarie.
L'anticlericalismo di Evola e la sua opposizione ai Patti Lateranensi
L'opposizione di Julius Evola all'influenza e al potere della Chiesa cattolica si manifestò chiaramente nel suo pensiero e nella sua attività. La sua posizione anticlericale e la sua critica radicale ai Patti Lateranensi, che sancirono l'accordo tra la Santa Sede e lo Stato fascista, lo portarono ad essere considerato un dissidente in seno al regime.
Evola denunciò il compromesso che Mussolini aveva stipulato con la Chiesa cattolica attraverso i Patti Lateranensi, accusando il Fascismo di aver fatto un'alleanza insidiosa con un'istituzione che considerava estranea alle vere tradizioni spirituali dell'Occidente. Secondo Evola, la Chiesa cattolica rappresentava un potere terreno, interessato principalmente al controllo delle masse e alla conservazione delle proprie ricchezze materiali, piuttosto che alla ricerca della verità spirituale.
Il suo anticlericalismo era radicato nella sua visione tradizionale dell'ordine sacro, che riteneva fosse stato corrotto e distorto dalla Chiesa cattolica. Evola sottolineava che l'autorità spirituale autentica non poteva essere legata a un'organizzazione gerarchica e terrena come la Chiesa, ma doveva essere basata sulla conoscenza diretta e la realizzazione interiore. Per Evola, la religione autentica non era un dogma imposizione dall'esterno, ma un cammino individuale verso la trascendenza e la libertà spirituale.
La sua opposizione ai Patti Lateranensi mise Evola in una posizione difficile all'interno del regime fascista, che aveva stretto un'alleanza strategica con la Chiesa cattolica per consolidare il proprio potere politico. La sua critica all'accordo tra Fascismo e Chiesa gli valse l'accusa di essere un dissidente e un elemento destabilizzante per l'unità ideologica del regime.
Evola non si sottomise al pensiero dominante e alle convenzioni sociali. La sua opposizione ai Patti Lateranensi rifletteva la sua intransigenza e il suo rifiuto di piegarsi a compromessi che minavano la sua visione di un'ordine superiore. La sua posizione anticlericale non era motivata da un semplice spirito di ribellione, ma dalla convinzione che la ricerca della verità spirituale andasse al di là delle istituzioni umane e delle forme organizzative della religione tradizionale.
Nonostante le conseguenze personali che dovette affrontare a causa della sua opposizione ai Patti Lateranensi, Evola mantenne la sua integrità e la sua visione radicale. Il suo anticlericalismo e la sua critica al potere della Chiesa cattolica lo resero un emarginato, ma allo stesso tempo suscitarono interesse e ammirazione tra coloro che condividevano la sua visione di un'autentica ricerca spirituale al di là delle strutture tradizionali.
La Critica di Evola al Fascismo
Julius Evola, pur avendo sostenuto il Fascismo inizialmente e condiviso alcuni dei suoi ideali, ha espresso nel corso degli anni una critica ferma e lucida nei confronti di questo movimento politico. Evola riconosceva alcune intuizioni positive nel Fascismo, come la valorizzazione dell'ordine, dell'autorità e del senso di comunità, ma contestava le sue ambiguità e le deviazioni che si erano manifestate nel corso del tempo.
Una delle principali critiche di Evola al Fascismo riguardava la sua tendenza alla superficialità e alla banalizzazione delle idee che gli stavano alla base. Egli sottolineava come il Fascismo, nel corso degli anni, avesse perso di vista la sua originaria visione spirituale e tradizionale, trasformandosi in un movimento politico vuoto di contenuti sostanziali. Secondo Evola, il Fascismo era stato influenzato da una mentalità materialista e pragmatica, abbandonando la profondità e la sacralità che avrebbero dovuto caratterizzarlo.
Evola criticava anche il Fascismo per la sua ambiguità ideologica e la sua mancanza di una vera coerenza dottrinale. Egli osservava che il Fascismo era stato spesso caratterizzato da una pluralità di interpretazioni e da una mancanza di chiarezza sui suoi obiettivi fondamentali. Questa ambiguità ideologica aveva permesso a elementi opportunistici e nazionalisti di appropriarsi del movimento, distorcendone la visione originaria e favorendo la nascita di deviazioni antidemocratiche e oppressive.
Un'altra critica di Evola al Fascismo riguardava la sua eccessiva centralizzazione del potere e la sua tendenza a creare un apparato statale sempre più intrusivo e burocratico. Evola sosteneva che il Fascismo, anziché valorizzare l'autonomia e l'iniziativa individuale, aveva accentrato il potere nelle mani del leader e del Partito, limitando così la libertà individuale e la pluralità di voci nella società. Questo atteggiamento autoritario andava in contrasto con la concezione tradizionale di una società organica e gerarchica, in cui le diverse sfere della vita sociale avrebbero dovuto operare in armonia e complementarità.
Infine, Evola criticava il Fascismo per la sua adesione acritica alla modernità e al progresso tecnologico. Egli sosteneva che il Fascismo, anziché promuovere una visione tradizionale e spirituale della società, si era fatto coinvolgere e sedurre dalla mentalità materialista e tecnicistica dell'epoca. Questo atteggiamento aveva portato a una perdita di senso e a una mancanza di radici culturali autentiche, contribuendo così alla crisi spirituale e morale della società moderna.
Evola ha espresso una critica lucida e approfondita nei confronti del Fascismo, mettendo in evidenza le sue ambiguità, la sua perdita di sostanza spirituale, la sua mancanza di coerenza ideologica, la centralizzazione del potere e l'adesione acritica alla modernità. La sua critica al Fascismo rappresenta un richiamo alla necessità di un pensiero politico autentico e radicato in valori spirituali e tradizionali, al fine di superare le derive e le deviazioni che possono minare il senso stesso della dignità umana e della società.
La Critica di Evola al Comunismo
Nel corso della sua vita e delle sue opere, Julius Evola ha espresso una critica pungente nei confronti del comunismo e della sua ideologia. Pur riconoscendo il fascino che il comunismo può esercitare su coloro che si sentono oppressi o disillusi dal sistema esistente, Evola mette in luce le sue profonde debolezze e i suoi limiti intrinseci.
Evola riconosce che il comunismo ha promesso una società più equa, in cui le disuguaglianze economiche sarebbero state eliminate e il potere sarebbe stato restituito alle masse. Tuttavia, Egli mette in guardia contro il fatto che questa visione utopica si scontra con la natura stessa dell'uomo e con le leggi dell'esistenza. Secondo Evola, il comunismo ignora l'aspetto spirituale dell'essere umano, riducendolo a una mera entità economica e materialistica. Egli sottolinea che la dimensione spirituale dell'uomo non può essere soppressa o negata senza conseguenze disastrose.
Inoltre, Evola critica il comunismo per la sua mancanza di considerazione per la diversità individuale e culturale. Il comunismo, secondo lui, tende ad uniformare e omologare le persone, negando la loro unicità e le loro specifiche tradizioni culturali. Questa omologazione forzata, secondo Evola, distrugge le radici culturali e i valori di un popolo, impedendo lo sviluppo di una vera e autentica identità.
Evola evidenzia anche il carattere totalitario del comunismo, che si basa sulla concentrazione del potere nelle mani di pochi, portando così alla soppressione delle libertà individuali. Egli ritiene che il comunismo, con la sua visione di un governo centralizzato e di un controllo statale assoluto, porti inevitabilmente alla creazione di un sistema oppressivo e burocratico, privando gli individui della loro autonomia e della loro capacità di autodeterminazione.
Infine, Evola mette in guardia contro l'illusione che il comunismo possa portare alla fine delle disuguaglianze sociali. Egli sostiene che la ricerca dell'uguaglianza assoluta e forzata porta a una livellazione verso il basso, privando la società di quel dinamismo e di quella competizione che possono essere stimoli per il progresso e per lo sviluppo individuale.
La Critica di Evola al Capitalismo
Julius Evola ha affrontato il tema del capitalismo con una critica altrettanto radicale e profonda. Pur riconoscendo alcuni aspetti positivi nella teoria del libero mercato e nella competizione economica, Evola mette in luce le contraddizioni intrinseche del capitalismo e i suoi effetti negativi sulla società e sull'individuo.
Evola critica il capitalismo per la sua eccessiva enfasi sul materialismo e sull'accumulo di ricchezza come fine ultimo. Egli sostiene che questa ossessione per il profitto e l'accumulo di beni materiali ha portato a una distorta visione della vita, in cui l'uomo è ridotto a un consumatore insaziabile e il successo è misurato unicamente in termini economici. Questa mentalità materialista, secondo Evola, ha generato una società priva di valori spirituali e di un'autentica visione del significato della vita.
Inoltre, Evola critica il capitalismo per il suo impatto sull'individuo e sulla società. Egli sostiene che il capitalismo promuove l'individualismo egoistico e la competizione sfrenata, creando così una società frammentata in cui l'interesse personale prevale sul bene comune. Questa cultura dell'individualismo esasperato, secondo Evola, ha portato all'alienazione dell'individuo e alla perdita dei legami sociali, minando la coesione sociale e generando un senso di isolamento e di vuoto esistenziale.
Evola critica anche la concezione del lavoro nel capitalismo, in cui il lavoro viene spesso ridotto a una merce da sfruttare e monetizzare. Egli sostiene che il capitalismo ha trasformato il lavoro in un mezzo per raggiungere scopi economici, trascurando l'aspetto umano e creativo dell'attività lavorativa. Questo sfruttamento del lavoro, secondo Evola, ha contribuito alla degradazione dell'individuo e alla sua alienazione, privandolo della soddisfazione e del senso di realizzazione che può derivare da un lavoro significativo e autentico.
Per concludere, Evola mette in guardia contro la concentrazione del potere economico e finanziario nelle mani di pochi, che caratterizza il capitalismo moderno. Egli sostiene che questa concentrazione del potere economico porta inevitabilmente alla creazione di una classe dominante, che controlla le risorse e le decisioni economiche a discapito della maggioranza della popolazione. Questo squilibrio di potere, secondo Evola, mina la democrazia e crea disuguaglianze sociali sempre più profonde.
La Critica di Evola agli Imperialismi
Evola osserva con fermezza che gli imperialismi statunitense e russo sono manifestazioni dello spirito materialista e mercantile che domina la mentalità moderna. Sono espressioni di un'ambizione sfrenata, di un desiderio di potere e controllo che si basano su una concezione del mondo distorta e alienata dalla dimensione trascendente. Questi imperialismi non sono guidati da principi spirituali superiori o da un'autentica saggezza, ma da una mentalità tecnocratica che riduce tutto a mera conquista e dominio.
Evola mette in evidenza il modo in cui questi imperialismi si manifestano nella sfera politica, economica e militare. Egli critica l'atteggiamento aggressivo e intrusivo degli Stati Uniti nel promuovere il loro modello di democrazia liberale in tutto il mondo, affermando che questo processo porta alla perdita dell'identità e delle tradizioni dei popoli sottomessi. Evola sottolinea come l'imperialismo statunitense si basi su un'ideologia egualitaria che, lontana dall'elevare gli individui, li assimila in una massa uniforme priva di qualità superiori e di un ordine naturale.
Non meno acuta è la critica di Evola all'imperialismo russo. Egli riconosce che, sebbene il comunismo marxista-leninista professi l'uguaglianza e la giustizia sociale, il regime sovietico ha operato attraverso una dittatura del proletariato che ha ridotto le masse a una condizione di schiavitù collettiva. Evola sottolinea che, dietro il falso velo di una rivoluzione per il bene del popolo, l'imperialismo russo si è rivelato come un'oppressione brutale e una negazione della libertà individuale.
Evola evidenzia il pericolo di questi imperialismi che mirano a unificare il mondo secondo i loro schemi ideologici e politici. Sottolinea che questa omogeneizzazione forzata porta all'annientamento delle diversità culturali e delle tradizioni autentiche, riducendo l'umanità a una massa uniforme e senza spirito. Egli denuncia il fatto che questi imperialismi siano mossi da una concezione materialista e razionalista, che nega la dimensione sacra e spirituale dell'esistenza umana.
La Tigre Domata
Il presente capitolo è dedicato all'analisi del libro "Cavalcare la Tigre" di Julius Evola del 1961, opera che suscita grande interesse per le sue intuizioni e prospettive che, sebbene possano apparire al di fuori del comune, offrono uno sguardo unico sulla condizione umana nel mondo moderno. Attraverso l'utilizzo di un linguaggio chiaro e una dialettica vigorosa, Evola ci invita ad abbracciare un'atteggiamento interiore che ci permetta di confrontarci con le sfide del nostro tempo senza cadere nella disperazione o nella compromissione con la mentalità antitradizionale.
Il titolo stesso del libro, "Cavalcare la Tigre", ci offre una metafora potente e pregnante. La tigre rappresenta la forza distruttiva che emerge verso la fine di ogni ciclo cosmico, minacciando di travolgere tutto ciò che è ormai obsoleto e superato. Evola ci incoraggia a non opporci vanamente a questa forza, ma piuttosto ad affrontarla con saggezza e determinazione, domandola al fine di trasformarla in una forza evolutiva. Se riusciamo a rimanere saldo in sella alla tigre, a non lasciarci disarcionare, potremo guidarla verso una nuova dimensione, liberandoci dall'obsolescenza e aprendo le porte a una nuova azione formatrice.
Evola ci avverte che le forme e le strutture di una civiltà che ha concluso il suo corso sono destinate ad essere superate davanti alla forza della tigre. Non possiamo aggrapparci disperatamente a ciò che è destinato a crollare, ma dobbiamo portare la negazione stessa oltre il suo punto morto, attraverso una trasposizione cosciente, per creare uno spazio libero che potrebbe fungere da fondamenta per una nuova azione formatrice. Questo richiede una profonda comprensione della realtà interiore che trascende le esperienze individuali e una volontà di abbracciare la crisi del mondo come una purificazione catartica.
Attraverso una critica acuta delle diverse correnti del pensiero moderno, Evola ci guida verso una comprensione più profonda della nostra situazione vitale ed esistenziale. Egli rifiuta di collocarsi nel terreno delle dispute filosofiche, poiché la filosofia moderna non è più una "scienza del vero", ma piuttosto un riflesso mentale di una disperazione che permea la nostra epoca. Con una lucidità disarmante, Evola riconosce che l'assenza della dimensione trascendente ha condotto a un vicolo cieco, in cui la descrizione della nostra sconfitta sembra essere l'unica prospettiva rimasta. Tuttavia, egli individua in pensatori come Nietzsche un presentimento di realtà trascendenti e un tentativo di superare l'ordine puramente mentale, sebbene questi sforzi siano destinati a fallire senza una direzione spirituale.
Evola rivolge la sua attenzione anche al campo della scienza moderna, smascherando le illusioni spiritualistiche che talvolta circondano certe correnti scientifiche. Egli sottolinea che l'ultima scienza non offre un vantaggio rispetto alla precedente scienza materialista, poiché non riesce a fornire una comprensione concreta, intuitiva e viva del mondo. Le entità astratte e le teorie complesse dell'ultima scienza fisico-matematica possono apparire come semplici maglie di una rete, destinate a una presa pratica sempre più esterna sulla natura, senza rivelare il significato ultimo dei fenomeni che ci circondano. Evola ci ammonisce a non confondere l'energia con la spiritualità reale, poiché le nozioni astratte non cambiano l'esperienza concreta che abbiamo del mondo. Egli ci invita a non abbandonarci all'illusione di un valore spirituale nell'ultima scienza, ma a cercare una conoscenza in profondità, in termini spirituali o veramente intellettuali.
Non meno incisive sono le osservazioni di Evola sulle strutture sociali e sulle arti nel mondo contemporaneo. Egli riconosce che molte delle forme e degli atteggiamenti della civiltà borghese e materialista rappresentano la negazione di un mondo superiore e anteriore. Tuttavia, Evola non fa distinzione tra le forme proprie della civiltà borghese e l'eredità sacra che vi sopravvive. Questo approccio potrebbe portare a una visione distorta delle tradizioni orientali, ignorando le loro strutture sociali e il loro nucleo spirituale.
È importante sottolineare che il libro di Evola non si limita a una critica distruttiva del mondo moderno, ma offre anche un cammino positivo per l'uomo differenziato del nostro tempo. Evola riconosce che l'appartenenza a una religione organizzata può essere limitante e decadente, ma sottolinea la possibilità di uno sviluppo spirituale spontaneo o irregolare, guidato da un istinto innato e dalla consapevolezza della crisi del mondo come opportunità di purificazione. Egli ammette che le organizzazioni tradizionali sono diventate rare e inaccessibili, ma ciò non significa che sia impossibile per l'uomo sincero e determinato trovare una via verso la dimensione trascendente. Evola riconosce che le possibilità positive del regno della macchina possono essere comprese solo da coloro che sono in grado di vedere al di là dell'apparenza fredda e inumana, che comprendono la vera essenza di ciò che è puro, oggettivo e funzionale. Per gli individui che riescono ad accettare pienamente la realtà e i processi del mondo moderno, l'uomo differenziato può raggiungere una valutazione completamente diversa del "mondo senza anima" delle macchine, della tecnologia e delle metropoli moderne. Accettando appieno questa realtà, l'uomo differenziato può formarsi e svilupparsi secondo un'equazione personale valida.
Tuttavia, è necessario esaminare attentamente le metafore e le simbologie utilizzate da Evola nel suo libro. La metafora della tigre, sebbene potente, potrebbe essere inadeguata per rappresentare le tendenze distruttive del mondo moderno. Non tutte le forze e le forme presenti nel mondo moderno sono naturali e organiche, e non tutte possono servire come supporto spirituale. Evola sottolinea l'importanza di utilizzare la forza passionale in modo corretto, distinguendo tra rajas, che può essere utilizzato dall'uomo spirituale, e tamas, che deve essere rifiutato. Allo stesso modo, non tutte le forme e gli atteggiamenti del mondo moderno sono compatibili con la natura intima dell'uomo spirituale e con i ritmi della spiritualità autentica.
Evola esprime preoccupazione per la perdita delle organizzazioni tradizionali e l'accesso a un'iniziazione regolare nel mondo contemporaneo. Tuttavia, è importante ricordare che una tradizione, fintanto che conserva le sue forme essenziali, continua a essere portatrice di un'influenza spirituale che supera l'azione umana. Le forme sacre, anche se limitate e fisse, sono veicoli di influssi spirituali che superano ogni comprensione umana. Pertanto, non possiamo parlare di una tradizione che esiste solo come forma vuota senza il suo spirito. Una tradizione può subire una corruzione solo quando le sue forme essenziali sono corrotte.
Evola ci offre una prospettiva che non si limita alla critica distruttiva del mondo moderno, ma ci invita a cercare le porte aperte e a riconoscere che la Tradizione integrale sopravvive fino alla fine del ciclo. Per coloro che sono disposti a superare il livello superficiale e possiedono una volontà sincera, né la decadenza del mondo che li circonda, né le limitazioni imposte da un ambiente specifico costituiscono ostacoli insormontabili. La ricerca autentica e la perseveranza possono portare alla scoperta di una tradizione vivente e della dimensione trascendente, in cui l'uomo differenziato può trovare il suo vero scopo e la sua realizzazione spirituale.
"Cavalcare la Tigre" di Julius Evola offre un'opportunità unica di riflessione sulla condizione umana nel mondo moderno. Attraverso una critica acuta delle tendenze distruttive e delle illusioni del nostro tempo, Evola ci invita a sviluppare una consapevolezza interiore e a trovare un equilibrio tra la dimensione trascendente e le sfide del mondo contemporaneo. Il libro ci spinge a non arrenderci alla disperazione, ma a mantenere saldo il nostro equilibrio interiore, affrontando con saggezza la forza distruttiva della tigre e cercando di trasformarla in un'opportunità di crescita spirituale.
Le Connessioni tra Evola e i Filosofi Anarchici
Nell'esplorazione del pensiero di Julius Evola, è possibile individuare connessioni profonde e significative con alcuni filosofi anarchici, come Friedrich Nietzsche e Max Stirner. Pur riconoscendo che ci possono essere divergenze sostanziali tra le loro visioni, è essenziale concentrarsi sui punti di contatto, sui tratti comuni che emergono dalla loro riflessione.
Evola e Nietzsche, ad esempio, condividono un'affinità per l'esaltazione dell'individuo superiore, per l'uomo che si libera dai vincoli della mediocrità e dell'omologazione. Entrambi riconoscono che l'individuo autentico è colui che si solleva al di sopra delle convenzioni sociali e delle limitazioni imposte dal gregge. Essi promuovono la necessità di una volontà di potenza che superi le catene del conformismo e si elevi verso una dimensione superiore dell'esistenza.
Anche con Stirner emergono connessioni significative. Evola, come Stirner, mette in discussione l'autorità e la coercizione imposte dall'ordine sociale e politico. Entrambi esaltano l'importanza della libertà individuale e della ribellione contro le istituzioni che schiacciano l'individualità e la creatività umana. Per Evola e Stirner, il rifiuto delle convenzioni e delle strutture di potere diventa un atto di affermazione dell'individualità e di riconquista della propria autonomia.
Un altro punto di convergenza tra Evola e questi filosofi anarchici risiede nella loro critica del sistema politico e sociale. Evola mette in discussione la nascita degli Stati e delle Nazioni, sottolineando la loro natura oppressiva e la loro incapacità di favorire la libertà individuale. Analogamente, Nietzsche e Stirner criticano l'autorità statale e denunciano il suo ruolo nel limitare l'autonomia dell'individuo. Essi promuovono un'etica dell'autenticità e dell'autodeterminazione, invitando gli individui a prendere in mano le redini della propria esistenza e a resistere alle imposizioni esterne.
Inoltre, Evola e questi filosofi anarchici condividono un'attenzione particolare per il concetto di volontà individuale. Essi riconoscono che il cammino verso la realizzazione personale richiede una volontà di potenza che si oppone alle forze di omologazione e di controllo. La forza dell'individuo risiede nella sua capacità di affermare la propria unicità e di perseguire il proprio cammino di sviluppo spirituale senza essere sottomesso dalle convenzioni sociali o dalle autorità esterne.
Pur tenendo presente le possibili divergenze, è importante sottolineare le connessioni profonde tra Julius Evola e i filosofi anarchici come Nietzsche e Stirner. Questi punti di contatto rivelano un'insistenza comune sulla liberazione dell'individuo, sulla critica alle strutture di potere e sulla ricerca di una libertà autentica. Attraverso la loro riflessione, emergono tematiche cruciali che invitano l'individuo a ribellarsi alle forze di omologazione, a riconquistare la propria autonomia e a perseguire una via di realizzazione spirituale che vada oltre le limitazioni imposte dalla società moderna.
La Rivolta Giovanile e l'Anarchia della Destra
L'articolo "La gioventù, i beats e gli anarchici di destra" contenuto nel volume "L'arco e la clava" di Julius Evola, pubblicato nel febbraio del 1968, ebbe un'immediata risonanza e un'apprezzabile diffusione, tanto che in poco più di tre anni il libro divenne quasi introvabile, un fatto insolito per un'opera di Evola. Questo successo di vendite può essere attribuito in gran parte alla presenza di tale saggio, ritenuto fondamentale per quel particolare momento storico.
Nell'articolo, Evola si dedica ad analizzare il movimento di contestazione giovanile, riconoscendo la "legittimità della rivolta" contro l'esistente sistema, ma evidenziando la sua vacuità di valori e la mancanza di una superiore legittimazione. L'autore si confronta con la situazione di una nuova generazione che vive in un'epoca di dissoluzione, priva di radici e di un significato sociale autentico. Questa gioventù "sradicata" è priva di legami e vincoli che regolavano la vita in epoche precedenti, essendo questi vincoli propri del mondo e della morale borghesi.
Evola nota che questa nuova generazione subisce semplicemente lo stato di fatto, senza porsi domande profonde sul proprio essere, e si comporta in modo superficiale e privo di senso. L'autore critica il presunto anticonformismo di certi atteggiamenti giovanili, che seguono una sorta di moda convenzionale e si rivelano il contrario di una vera manifestazione di libertà. Questa "gioventù", definita soltanto dall'età, è fortemente rappresentata in Italia, secondo Evola.
Le parole di Evola sono taglienti e provocatorie, sottolineando la superficialità e l'assenza di autenticità di certe manifestazioni giovanili. L'autore invita alla riflessione critica e sottolinea che questa gioventù non merita di essere capita, poiché non ha nulla di vero da offrire. Tuttavia, Evola non nega la legittimità della rivolta, ma la riconduce alla necessità di una superiore legittimazione e di una comprensione più profonda dei valori autentici.
Questo articolo di Evola ha suscitato interesse e dibattito, attirando l'attenzione dei lettori sulla sua visione critica e provocatoria della gioventù e del movimento di contestazione. La sua analisi acuta e la sua sfida a una ricerca di valori più elevati continuano a essere fonte di riflessione per coloro che si avventurano nella lettura delle sue opere.
Appendice
Ora, caro lettore, che hai raggiunto la conclusione di questo articolo su Evola e le sue riflessioni sulla gioventù ribelle, è inevitabile che tu inizi a sentirti già un po' compromesso. Dopotutto, hai avuto il coraggio di esplorare le idee di un autore così controverso e discusso, mettendo alla prova la tua mente aperta e critica. Ma non temere, perché come abbiamo già sottolineato, leggere un autore come Evola non significa accettare ciecamente ogni aspetto del suo pensiero. Così come il fatto di leggere "Il Capitale" di Marx non ti ha trasformato in un fervente marxista, chissà cosa potrebbe accadere se un anarchico come te leggesse Evola!
Quindi, caro lettore anarchico, sfido te e le tue paure di scoprire affinità nel pensiero di Evola attraverso questo articolo. Spero che tu abbia preso in considerazione le idee e le critiche presentate, indipendentemente da quale sia stata la tua reazione. Alla fine, l'importante è continuare a mantenere la tua mente aperta, esplorare diverse prospettive e forgiare la tua visione personale del mondo.
In fondo, ciò che rende gli anarchici veramente anarchici di mente è la loro audacia nel confrontarsi con le idee, anche quelle più scomode e controverse. Quindi, se dopo aver letto questo articolo ti senti un po' turbato, non preoccuparti. È solo un segno che sei disposto a metterti in gioco, a sfidare le convenzioni e a esplorare terreni inesplorati. Continua a mantenere viva la fiamma dell'anarchia nel tuo cuore e segui il tuo cammino senza paura delle provocazioni intellettuali.
Ricorda, caro lettore, che la vera rivoluzione inizia nella mente e nella volontà di superare gli ostacoli che ci impediscono di esplorare nuovi orizzonti di pensiero. E se, per caso, il tuo percorso di lettura ti ha portato a esplorare il pensiero di Evola, allora abbi il coraggio di considerarlo come un tassello nel mosaico delle tue idee, senza paura di essere contaminato, ma piuttosto con la consapevolezza che l'apertura mentale e il confronto critico sono il cuore pulsante della vera anarchia di mente.
A te, anarchico lettore, lascio l'arduo compito di tracciare il tuo cammino e di forgiare la tua visione del mondo, sfidando gli schemi preconfezionati e le paure che ci separano dalla libertà autentica. Che tu possa trovare ispirazione nelle parole di Evola o altrove, ricorda che la ricerca della verità e della giustizia è un viaggio infinito, e solo tu hai il potere di dare forma al tuo destino.