Nelle colline del monregalese sorge la micronazione de “Il Bardo”, uno staterello retto dal duca Piercarlo Bormida e da una fitta corte di ministri.

Potrebbe infatti accadere di “sconfinare” nei territori del duca del Bardo, l’artista e musicista Piercarlo Bormida. Il duca è persona amichevole, siamo sicuri che l’incidente diplomatico si risolverebbe in modo bonario, con un invito a visitare le sue terre e i suoi possedimenti.

Già, perché dal febbraio 2020 il piccolo ducato del “Bardo” ha dichiarato la sua indipendenza ed è entrato a far parte della galassia delle micronazioni. Uno scherzo? Sì, ma serio, come chiarisce Von Bormida.

Il Bardo nasce nel 2013 come associazione culturale e di promozione sociale. Sotto questo profilo inizia a promuovere attraverso conferenze ed incontri la visione del mondo che la contraddistingue, una visione del mondo ecosofica e libertaria. Nel tempo prende forma l'idea di una comunità composta da uomini e animali dove l'habitat sia il più possibile in linea con le leggi di madre Natura. Ecco quindi realizzarsi un polo realmente alternativo nel basso Piemonte, in quelle terre che furono abitate dai Celto-Liguri, nemici dell'impero e difensori di una sapienza antica.

Da allora organizza corsi e seminari centrati sul rapporto uomo-natura, sulla crescita personale, sull'arte nelle sue varie forme come risposta al degrado. Di pari passo si dedica alla pubblicazione di contenuti culturali ed alla promozione di conferenze sulle tematiche in cui crede.

Non è una fattoria didattica e non è una nuova versione di zoo agreste dove trascorrere la domenica. Semmai è un luogo dove uomini e animali convivono rispettandosi e contagiandosi. E' uno spazio vissuto quotidianamente dove esistono poche ma ferree regole: ognuno deve vivere in base alle proprie caratteristihe di specie, gli animali non sono al nostro servizio e l'interazione con loro avviene solo è dalle due parti desiderata (e lo è spesso!), gli animali che vengono accolti al Bardo non sono in adozione, non si mangiano animali e nessun loro derivato, il limite di presenze per ogni specie è insidancabile ed atto a garantire il vero benessere di ogni animale che vi abita.

C’è chi lo fa a scopo politico, chi invece la vive come un gioco. Chi ne fa una curiosità turistica, come Seborga. Poi c’è chi “micronazione” lo è sul serio, a tutti gli effetti di legge come San Marino, Andorra, ma in questo caso la questione si fa più complessa. L’approdo all’”indipendenza” (almeno teorica) per il Bardo è la prosecuzione di un percorso, cominciato nel 2013, con la fondazione dell’Associazione. A spiegarci cosa significa essere una micronazione (e perché ne vale la pena) è direttamente il duca Von Bormida.

«Ci sono più di 400 micronazioni attualmente esistenti al mondo – spiega – anche formate da un solo individuo. Principalmente lo si fa per attuare un’idea, rivendicare la propria identità e visione del mondo. Qualcuno lo fa anche per gioco, per cosplay: in Abruzzo c’è un signore appassionato del Signore degli Anelli che ha fondato una micronazione Hobbit. Nel nostro caso c’è una componente “dadaista” per così dire, ma sostanzialmente è la prosecuzione di un percorso. Fin dalla sua fondazione “Il Bardo” riflette sulla tecnologia, sull’arte, sull’ambiente, sullo spazio che abitiamo. Diventare una micronazione è un modo per affermare la nostra identità e riunire le persone che in questi anni hanno operato insieme a noi».

La vita della micronazione “Bardo” è articolata e vivace «Siamo sempre stati interessati al discorso comunitario, soprattutto su piccola scala: ho sempre pensato che spesso nel piccolo si faccia meglio che nel grande, basti pensare al lavoro di una piccola azienda agricola, in termini di qualità dei prodotti e di cura del territorio – spiega Bormida –. Così abbiamo costituito le nostre cariche, che sono visibili sul nostro sito e abbiamo diversi ambasciatori in giro per il mondo, che concordano con le nostre idee e contribuiscono a portarle in giro.


Fonti:

http://www.bardomicronation.eu

https://www.unionemonregalese.it/2020/12/23/un-ducato-a-torre-la-micronazione-intenzionale-del-bardo