Serie di documentari sulle donne sciamane e guaritrici nel mondo, regia Costanzo Allione, voce narrante Lella Carcereri.

Situata nella Siberia meridionale al confine con la Mongolia, la repubblica russa di Tuva ospita antiche tradizioni sciamaniche praticate da donne e uomini.

Nonostante la Russia sia spesso considerata un paese cristiano molto bianco e ortodosso, lo spettro di religioni, culture e credenze all'interno del suo vasto territorio è incredibilmente vario, dalle religioni organizzate come il buddismo e l'Islam ai rituali del popolo Mari, considerati gli ultimi pagani d'Europa. Un'autentica tradizione locale di pratiche spirituali va avanti da secoli a Tuva.

La svastica, chiamata "kass" in Tuvano è molto diffusa tra la gente. È considerato un bellissimo ornamento che porta fortuna; è un simbolo buddista ed è sacro.

Si raccomanda anche la visione del documentario 🎥 7 Anni con gli Sciamani Siberiani del medesimo regista.

La dissoluzione dell'Unione Sovietica rende la periodizzazione riguardante la città di Tuva molto semplice, creando un prima ed un dopo definiti. Dal 1991 in poi Tuva si trova a dover ridefinire la propria identità e la propria posizione nei confronti della Russia e, in parte, anche della Mongolia e della Cina. All'interno di questa ridefinizione lo sciamanesimo, religione storicamente fondamentale in questi luoghi, gioca un ruolo di prim'ordine.

 

Già ai tempi dei Romanov e successivamente in epoca sovietica la componente etnica, nativa dello sciamanesimo siberiano rappresentava un aspetto peculiare nei confronti del colonialismo culturale imposto da Mosca.

 

Superata la concezione mistificante e spregiativa dello sciamanesimo si è accettato l'aspetto occulto delle pratiche sciamaniche. In particolare la funzione antirussa, e generalmente anti establishment, celata dietro la figura carismatica dello sciamano. In quella che un tempo veniva chiamata "isteria indigena" si nascondono messaggi chiari per i popoli locali. La mera ricezione di versi, parole e movimenti avvenuti in trance lascia spazio all'interpretazione simbolica dei questi e delle azioni degli sciamani.

 

Dagli anni '90 in poi si è intensificata la tensione interetnica tra russi e tuvans, anche se la vera ragione di conflitto è data dalla miseria, nonché dall'inattività e dalla delinquenza giovanili, in una zona caratterizzata da una fortissima crisi lavorativa, abitativa e culturale.


Dal 1991 Tuva è una repubblica autonoma della federazione Russa, multi etnica e multi religiosa, nella quale convivono, non senza difficoltà, cristiani rtodossi, buddisti e sciamani. I tuvans oggi rappresentano circa il 70% della popolazione e sono la maggioranza etnica del paese, ma dopo decenni di russificazione imposta le relazioni interetniche e interreligiose non sono semplici.

 

Nel 1917, subito dopo la Rivoluzione Bolscevica, Tuva non era altro che una città qualunque in Siberia. L'allineamento ideologico tra Unione Sovietica e Repubblica Popolare Mongola non creava forti tensioni politiche di matrice esterna per quanto concerne quest'area. Tuttavia le religioni ufficialmente riconosciute erano e sono tre: buddismo tibetano, sciamanesimo e cristianesimo ortodosso. Da ciò si evince non solo la complessità e la varietà caratteristiche del luogo, ma anche le tensioni interne che lo animano e l'imbarazzo delle autorità sovieticνe di fronte a molteplici espressioni religiose non compatibili con il comunismo.

 

Il presupposto ideologico del Partito Comunista era quello dell'eliminazione della religione "oppio dei popoli", in quanto contraria all'analisi socioeconomica marxista della realtà, oppositrice ideologica al grande progetto socialista che cominciava a prendere forma da Mosca a Vladivostok.

 

Ciononostante nel primo decennio sovietico il bersaglio delle spie russe furono principalmente i musulmani, nei luoghi in cui c'erano, a Tuva soprattutto i buddisti e, in parte anche i cristiani ortodossi, storicamente un'esigua minoranza in quest'area. Tali religioni vennero attaccate in quanto organizzate ed istituzionalizzate. Non si può dire che lo stesso, almeno fino alla fine degli anni '30, avvenne nei confronti dello sciamanesimo.


In un primo momento gli sciamani non vennero attaccati in nessun modo dal neonato regime. Non si era creata una vera contrapposizione tra gli sciamani ed il governo centrale perché questi rappresentavano alcuni valori di cui il comunismo si faceva portavoce: la "rinascita indigena,", considerata da Mosca anti imperialista, nonché, nel caso delle sciamane, il femminismo e i diritti della donna. A Tuva, come in altre zone della Siberia, vi erano e vi sono tuttora numerose sciamane donne.

 

La mancanza di un'istituzione e di un luogo definiti che fossero considerati simbolo del potere degli sciamani, quali erano e sono la Chiesa per i cristiani e il monastero per i buddisti, fece sì che i sospetti riguardanti lo sciamanesimo non arrivarono prima degli "anni del terrore". In un primo tempo fu infatti recepito come un fenomeno rurale, primitivo e innocuo nei confronti del progetto di sovietizzazione delle zone dell'Asia Centrale.

 

Solo in un secondo momento lo sciamano, sorta di "stregone" addetto alla caccia e alle cure mediche, comincia ad essere considerato quale dimostrazione tangibile del passaggio dall'egualitarismo alla società classista.

 

Negli anni '20 non è ancora cominciata una vera repressione, come dimostrano gli studi di Ksenofontov, pubblicati nel 1925. Ciononostante l'inizio dell'ideologia secondo la quale tutte le religioni sono nemiche e opposte al progetto socialista comincia ad attuarsi. E nel caso di Tuva, la considerazione sociale degli sciamani e delle sciamane, non del tutto secondaria come si poteva credere in un primo momento, porta le spie sovietiche a interessarsi sempre di più alla questione.

 

Lo sciamano è ormai concepito come un "mago" che raggira le masse mosso da pecunia. Animato dalla falsa coscienza marxista si fa portatore di un'ideologia dello sfruttamento finalizzata a trarre profitti e sostenuta da un'idea di società che deve necessariamente essere sovvertita. Da questo momento in poi le spie sovietiche agiscono sul territorio, considerando gli sciamani nemici al pari dei cristiani ortodossi e dei buddisti tibetani confiscando loro i tamburi in modo da limitarne la pratica. Tali strumenti, insieme a maschere ed altri indumenti, vengono sottratti sia da impiegati della polizia sovietica sia da etnologi, i quali li portano nei musei di Mosca e San Pietroburgo. Uno di questi studiosi, Barchenko, nel 1937, accusato di Complotto anticomunista, viene giustiziato.


Approdiamo all'attualità siberiana post-coloniale la quale, a differenza dei paesi occidentali che si sono affrancati dalla religione sotto il grande impulso di secolarizzazione, si presenta come post-atea, caratterizzata da un inarrestabile revival religioso.

 

Tale rinascita religiosa è accompagnata, come succede in altre realtà territoriali conseguenti alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, da un aumento di disoccupazione, criminalità e violenza, nonché da un forte regionalismo che si esprime mediante il desiderio di distacco dallo Stato Russo, con una conseguente restaurazione dei diritti e dei valori indigeni, qui rappresentati anche dalla cultura sciamanica.


* Paragrafi estratti da: 📃 (PDF) Lo sciamanesimo post sovietico a Tuva: religione, identità, politica - Università La Sapienza - Roma. Candidato: Bernardo Bertenasco. Relatore Sergio Botta. Correlatore Marianna Ferrara.


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