La figura di Alceste De Ambris è stata studiata ed è conosciuta da diversi ricercatori, studiosi o appassionati di storia. La sua vicenda biografica lo vede protagonista della politica rivoluzionaria e non solo dei primi trentenni del novecento; nato a Licciana di Pontremoli (Massa) il 15 settembre 1874, il suo nome è legato a due episodi celebri: lo sciopero generale dei contadini a Parma nel maggio 1908 e la collaborazione con Gabriele D’Annunzio a Fiume nel 1920.

Prefazione

Esperienze profondamente diverse per fini, caratteri ideologici e sviluppi organizzativi, testimoni di una indiscutibile trasformazione, comune del resto alla generazione degli interventisti di sinistra. La guerra fu un momento di rottura fra la tradizione riformistica, parlamentare, persino evangelica, del socialismo italiano ufficiale e parte della nuova generazione di giovani rivoluzionari.

In tale ottica ho ritenuto opportuno segnare come inizio simbolico dell’indagine analitica il discorso interventista di De Ambris pronunciato nell’agosto 1914; la guerra rappresenta senza dubbio il determinante momento di rottura del sindacalista di Licciana con il movimento operaio e libertario, sebbene insieme preceduto dall’avvicinamento alle posizioni antigermaniche del sindacalismo rivoluzionario francese e dalla fondamentale esperienza politica ed esistenziale nel Ticino. 

Il fondo Guastoni - De Ambris

L’ipotesi di lavoro su De Ambris, se nasce, come detto, dal desiderio di approfondire il profilo di un protagonista spesso sottovalutato dalla storiografia italiana, elemento su cui tornerò in seguito, assume un valore anche maggiore dalla “scoperta” di un cospicuo fondo di corrispondenza personale, scritti, appunti, fotografie appartenuti a De Ambris e alla sua famiglia in possesso di un nipote, Mario Guastoni, di Parigi; nell’ultimo anno ho provveduto alla catalogazione e al riordino delle carte, nonché chiaramente al loro spoglio.

La ricerca non si limita allo studio del Fondo sopracitato; rimando all’appendice per gli archivi studiati o ancora da consultare, ma per ora segnalo alcune importanti suggestioni emerse dell’incrocio fra le fonti dei diversi archivi; se le carte di polizia dell’Archivio Centrale di Stato, in particolare i fascicoli personali della polizia politica, permettono un’accurata ricognizione nel mondo del fuoruscitismo e del rapporto di De Ambris con altre organizzazioni, molta della corrispondenza di James Guillaume, anziano anarchico della scuola di Kropotkin, presso l’Internationaal Instituut voor Sociale Geschiednis, getta luce sul dibattito internazionale per l’interventismo rivoluzionario e sulle ripercussioni sulla politica italiana.

Per ciò che concerne il tema e i limiti temporali del lavoro di dottorato, il Fondo rinominato Guastoni – De Ambris permette di ricostruire importanti passaggi politici del protagonista e soprattutto ne svela inedite e molto interessanti implicazioni, oltre a costituire un fondamentale parametro per confermare o meno l’attendibilità di altre fonti non sempre affidabili, come quelle di polizia già citate, o la memorialistica.

A partire dalle scissioni sindacali in seno all’USI e dalla quotidiana esperienza giornalistica e propagandistica del conflitto, si vede come l’itinerario pubblico di De Ambris si conforma alla generazione degli interventisti rivoluzionari, contaminandosi di suggestioni romantiche e repubblicane e avvicinandosi, senza mai coincidere, alle posizioni dei sindacalisti nazionali. Il biennio 1918-1919 sembra caratterizzarsi per la contiguità con il movimento fascista in erba, ma anche per la volontà di De Ambris di accreditarsi autonomamente come la figura più rappresentativa dell’interventismo di sinistra; in tal senso va letta la Missione Italiana per il Lavoro negli USA a cavallo del 1918 - 1919, come le prime crepe che proprio a causa del personalismo di quel viaggio, si apriranno con alcuni dei suoi più fedeli collaboratori all’Unione Socialista Italiana, raggruppamento politico che aggregava le forze sindacali interventiste, come Paolo Mantica.

La progressiva perdita di influenza nel variegato mondo dell’interventismo e dei contatti con le organizzazioni sindacali del lavoro in genere, lo porteranno a preferire un ruolo più “nazionale” e politico, ma non parlamentare, e ad accettare i consigli (Carlo Bazzi, Luigi Rizzo, Giuseppe Giulietti in primis) di recarsi a Fiume con D’Annunzio. Le ricerche sull’attività espletata nel 1920 al Comando del Gabinetto della Città Olocausta da me fino a qui condotte, sembrano ridimensionare le velleità sovversive e socialisteggianti di De Ambris; a una quotidiana e disciplinata attività di coordinamento dei diversi uffici, poi rettorati, fiumani, si accompagna al più la valorizzazione delle idee e degli individui legionari tendenzialmente repubblicani e sindacalisti, mai socialisti, che troverà espressione nella preparazione della Carta del Carnaro. De Ambris svolge lo sguardo alla dimensione estera e antimperialista (Lega di Fiume, Popoli Oppressi, nazioni proletarie) e ai futuri momenti insurrezionali (mito della Marcia), ma la sua attività rimane principalmente rivolta all’interno della causa fiumana (Carteggio Zanelliano, compattezza dei legionari).

La definitiva e irreversibile scelta di campo dell’antifascismo militante avverrà solo dopo il delitto Matteotti, come esito della battaglia sulla memoria della prima guerra, di Corridoni e di Fiume condotta da Alceste in contrasto con il regime fascista; battaglia condotta in Italia con comizi, celebrazioni, liturgie, orazioni, ricorrenze, oltre che con la fondazione e il coordinamento dei vari gruppi legionari e sindacali d’ispirazioni corridoniana, per rivendicare una memoria sindacale, "di sinistra", minoritaria anche in Francia, per certi versi residuale.

La lotta antifascista e la dura realtà dell’esilio porteranno De Ambris a incontrare con la Franc-Maçonnerie, a tentare il recupero del rapporto con i socialisti riformisti e a continuare a rivendicare il carattere rivoluzionario della sua scelta interventista. Dopo aver accettato, sebbene con spirito critico, la necessità dell’unità antifascista, è interessante notare come sulle ceneri della Concentrazione e in minoranza nella LIDU, nel 1934 De Ambris prefigurerà, insieme ai suoi compagni più affini come Augusto Mione, la nascita di un nuovo raggruppamento di matrice sindacalista repubblicana, progetto destinato a naufragare solo per la morte di De Ambris, ma che troverà pubblica eco con la controversa e travagliata pubblicazione postuma dell’opuscolo Il Corporativismo, insieme testamento spirituale e summa teorica delle riflessioni deambrisiane sul sindacalismo, partendo dall’azione diretta, passando per il sindacalismo nazionale e per la Carta del Carnaro, fino al corporativismo, calato nel dibattito internazionale degli anni ’30.

La Bustarella Di Mussolini per chiudere gli occhi su quello che fu Il Natale di Sangue

Ecco la testimonianza di De Ambris sulla "bustarella" presa da Mussolini, per assicurare a Giolitti che i fascisti non sarebbero intervenuti in alcun modo... per "vendere" Fiume alle truppe regie.

De Ambris è testimone di assoluta credibilità, anche perché, nonostante questo scritto, Mussolini cercò più volte anche per tramite di d'Annunzio, di convincerlo a tornare in Italia e a collaborare con lui.

Dal libro di De Ambris: "Mussolini la leggenda e l'uomo" edito in Francia nel 1930 e purtroppo non più ristampato.


🌱 Vuoi supportarci? Visita il nostro eco-shop:

📎 Guarda anche

D'Annunzio secondo Hakim Bey

Gabriele D’Annunzio, poeta decadente, artista, musicista, esteta, donnaiolo, ardimentoso pioniere aeronautico, stregone, genio e trasgressore del codice dei gentiluomini, emerse dalla prima guerra mondiale come un eroe, con un piccolo esercito al comando di un suo cenno: gli Arditi. In mancanza di avventure, decise di catturare la città di Fiume dalla Jugoslavia, e darla all’Italia. Dopo una cerimonia necromantica in un cimitero di Venezia assieme alla sua amante, partì per conquistare Fiume e ci riuscì senza problemi di sorta. Ma l’Italia respinse la sua generosa offerta. Il primo ministro lo chiamo uno “sciocco”. Stizzito, D’Annunzio decise di dichiarare l’indipendenza e vedere quanto a lungo poteva passarla liscia. Lui e uno dei suoi amici anarchici scrissero la costituzione che dichiarava la musica essere il principio centrale dello Stato.

Stato Libero di Fiume

Lo Stato Libero di Fiume era uno stato libero indipendente esistito tra il 1920 e il 1924. Il suo territorio di 28 km2 comprendeva la città di Fiume (oggi Rijeka, Croazia) e le aree rurali al suo a nord, con un corridoio ad ovest che lo collegava al Regno d'Italia.

Il 12 novembre 1920 il Regno d'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni firmarono il Trattato di Rapallo con il quale entrambe le parti si impegnarono a riconoscere "la piena libertà ed indipendenza dello Stato di Fiume e ad obbligarsi a rispettarla in perpetuo", ma qualcosa andò storto...

Reggenza del Carnaro: può essere considerata una micronazione?

Dal 27 al 29 Agosto 2020 i portavoce di Libere Comunità si sono riuniti presso una località. Tra i vari punti, vi è stato un dibattito sullo Stato Libero di Fiume, un'esperienza che riteniamo sia molto vicina ad LC nonostante le strumentalizzazioni della Destra. La volontà di slegare l’appropriazione indebita della Destra reazionaria è stato uno degli argomenti affrontati, rendendo giustizia a quella che è stata una delle più incredibili avventure degli uomini liberi di ogni latitudine ed attitudine, la Reggenza del Carnaro.

Henry Furst, il Cardinale di Gabriele D'Annunzio

Henry Furst, detto “il Cardinale”, o “l’ultimo Don Chisciotte”, nacque a New York l’11 ottobre 1893 da famiglia di origine tedesca (e oggi ne voglio festeggiare il compleanno pubblicando quest'articolo, se non altro per il legame parentale che mi lega a quest'uomo così speciale). Personaggio colto ed eclettico studiò in America, a Ginevra, Berlino, Oxford. Nel 1916 venne in Italia, studiò diritto a Roma e letteratura a Padova, dove si laureò con la tesi 'La Farsaglia di Lucano e la sua influenza nella letteratura europea'. Fu segretario del regista Gordon Craig, consulente politico di Gabriele d’Annunzio, con cui partecipò all’impresa di Fiume e ne divenne Ministro della Reggenza.

L'espressione libertaria della Fiume Indipendente

Cent’anni fa venne promulgata la Carta del Carnaro, “fu scritta da un grande sindacalista come Alceste de Ambris e rivista da un grande poeta-soldato, Gabriele d’Annunzio. All’articolo 2 della parte generale sono condensate tutte le parole chiave della Carta: democrazia diretta, sociale, organica, fondata sulle autonomie, lavoro produttivo e sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione.

La vita spericolata di Guido Keller

Asso dei cieli, divenne un temutissimo avversario per gli austriaci che spesso furono costretti a battere in ritirata alla sola vista del suo velivolo. Dopo decine di duelli vinti, venne abbattuto e detenuto in un campo di prigionia austriaco, ma riuscì a fuggire. Alla fine del conflitto portò a casa tre medaglie d’argento per diversi meriti sul campo ed una fama di uomo indisciplinato e ribelle.

Dopo la penosa conclusione della prima guerra mondiale, Keller fu tra i legionari dannunziani che parteciparono all’impresa di Fiume. In una città, come Fiume, dove tutto era lecito l’avanguardia sperimentale e futurista diventò legge, e nella rottura degli schemi e del bigottismo, ovviamente, Guido Keller emerse senza difficoltà.

Riccardo Zanella, un antifascista a Fiume

Al termine della Prima guerra mondiale, inizialmente sostenne l'occupazione di Fiume compiuta dai legionari dannunziani per proclamare l'annessione della città all'Italia. Tuttavia, quando i dannunziani e gli irredentisti cittadini iniziarono a limitare le libertà d'espressione dei cittadini, divenne loro oppositore. Principale sostenitore dell'autonomia di Fiume dall'Italia, e unico Presidente democraticamente eletto dello Stato di Fiume, dal 5 ottobre 1921 al 3 marzo 1922. Fu deposto da un colpo di mano di fascisti, nazionalisti ed ex legionari dannunziani.

🎥 Libere Comunità incontra Patria Socialista - intervista e dibattito con Igor Camilli

L'Associazione Internazionale dei Lavoratori fu costituita a Londra nel 1864, per coordinare lo sviluppo del movimento operaio. Il programma e lo statuto furono stesi dallo stesso Marx che ne dettò pure i principi costitutivi ispirati alla solidarietà internazionale nella lotta per la liberazione dal dominio del capitale.

A partire dal 1869 emersero le polemiche politiche e di principio dell’ala anarchica, guidata da Proudhon e soprattutto da Bakunin, contrari alla gestione centralistica dell'associazione e all’indirizzo di costituire partiti socialisti in tutti i paesi. Il dibattito sulla sconfitta della Comune di Parigi provocò la rottura tra le due tendenze e gli anarchici furono espulsi dall’associazione.

Cosa succede se nel 2021 queste due idee tornano a scontrarsi? Le distanze sono ancora così persistenti? Scopriamolo in questa entusiasmante intervista e dibattito con Igor Camilli, segretario nazionale di Patria Socialista.

Il Misticismo di Gabriele D'Annunzio

Fin dalla giovinezza il Vate è ossessionato, quanto perennemente impreparato, dal declino, a tal punto che all’età di sedici anni trovandosi un giorno con alcuni amici che parlavano di suicidio così si espresse: “Molti si uccidono per fuggire alla vita, nessuno si uccide per fuggire alla morte. Ciò significa che la morte è meno insopportabile della vita”.