Henry Furst, detto “il Cardinale”, o “l’ultimo Don Chisciotte”, nacque a New York l’11 ottobre 1893 da famiglia di origine tedesca (e oggi ne voglio festeggiare il compleanno pubblicando quest'articolo, se non altro per il legame parentale che mi lega a quest'uomo così speciale). Personaggio colto ed eclettico studiò in America, a Ginevra, Berlino, Oxford. Nel 1916 venne in Italia, studiò diritto a Roma e letteratura a Padova, dove si laureò con la tesi 'La Farsaglia di Lucano e la sua influenza nella letteratura europea'. Fu segretario del regista Gordon Craig, consulente politico di Gabriele d’Annunzio, con cui partecipò all’impresa di Fiume e ne divenne Ministro della Reggenza.

Fu critico letterario, giornalista, traduttore, scrittore, regista teatrale e divulgatore storico. Conobbe e scrisse in inglese, francese, italiano, tedesco, danese, spagnolo, latino, greco e arabo. Intellettuale politico antifascista durante il ventennio e nostalgico dopo la caduta del fascismo, fu ministro della Reggenza Italiana del Carnaro nel 1919 quando ebbe il merito di convincere il reggente Gabriele d’Annunzio a riconoscere la Repubblica d’Irlanda prima della Gran Bretagna.

Viene infatti accolto nella segreteria di D'Annunzio con l'incarico di seguire la stampa straniera. Successivamente è assegnato all'Ufficio relazioni esteriori, per conto del quale redige un messaggio di solidarietà al presidente del parlamento irlandese. Ha idee di estrema sinistra.

Lui e Kochnitzky, come ricorda Giovanni Comisso, "pensavano che il mondo dovesse andare verso il comunismo e si illudevano di influenzare le decisioni del Comandante, definito da Lenin ai comunisti italiani, andati a Mosca, il solo capace di fare una rivoluzione in Italia. Talvolta li ascoltava con attenzione, ma finiva sempre per fare quello che gli sembrava più opportuno". Scrive per il foglio La Testa di Ferro, che spalleggia Fiume e ospita la rubrica 'Movimento degli oppressi', manifestando una costante attenzione per le questioni economico-sociali, in particolare nei suoi articoli. 

Carli lo descrive così: '... l'americano Henry Furst, promoso sottotenente fiumano (nella Legione dalmata, corpo irregolare - ndr) perché s'insaccasse in una divisa goffa e abbondante, il cui cinturino era come un sottopancia da atleta: Furst, il tipo più malizioso e più sollazzevole, meno bellicoso meno utile e più simpatico, dell'impresa: giornalista e nottambulo, complottatore e bevitore, grande ammiratore di Keller e suo complice nelle beffe fantasiose a ammonitrici fatte agli organi ufficiali della Città...' Keller, l'aviatore dal nome Guido che diede lo stesso alla sua aquila con cui viveva appollaiato su un albero. Amico e compagno d'erotismo, perché a Fiume in tanti erano bisessuali, e omosessuali, più o meno palesemente. Alberto Arbasino in questi versi dedicati a Pier Paolo Pasolini scrive della posizione di Furst: 'e domandare pareri / anche a Comisso, Furst, Penna, Testori, / e confrontare le libertà, / le felicità e le facilità / di una perduta bisessualità / contadina, militare, marittima...'

Keller, Comisso, Furst sono sodali per davvero, prendono in affitto una casetta di montagna, vi trascorrono piacevoli serate mangiando pane e miele, bevendo latte... Vegetarianesimo, edonismo, estetismo, senso ludico. Il tutto condito dal coraggio dei temerari, quello tipico di chi sogna un mondo diverso, ma non si limita ad immaginarlo e lotta per attuarlo. 

Conclusa la vicenda di Fiume rimane in Italia e ottiene la cittadinanza italiana. Torna in America durante il periodo bellico, ma ritorna nel 'bel paese' nel dopoguerra, diviene collaboratore de Il Borghese e assume pose da nostalgico, proprio lui che era stato comunisteggiante a Fiume e sempre uno spirito critico durante il Ventennio fascista. Spiega il cambiamento, sostenendo che 'tutti i galantuomini sono sempre contro il regime che sta al potere'. 

Corrispondente dall’Italia della rivista The New York Times Book’s Review negli anni Trenta del Novecento e collaboratore del periodico longanesiano L’Italiano, nel 1946 assieme ad Indro Montanelli e Giovanni Ansaldo, aiutò Leo Longanesi a fondare l’omonima sua casa editrice ed in seguito collaborò ai periodici dell’amico Il Libraio e Il Borghese. Amico di personalità di spicco come Eugenio Montale ed Ernst Junger, che lo cita anche in un suo libro, sapeva intessere rapporti con menti libere e coraggiose. Menti come la sua.

Henry Furst sposò la scrittrice Orsola Nemi alle 11 del 22 aprile 1967, contemporaneamente alla nascita di tre gattini alla Baruffa. Un uomo geniale, bizzarro e trasgressivo scrittore americano, di quasi dieci anni più vecchio di lei, quasi un metro più alto di lei. E fu un connubio singolare, per molti aspetti straordinario. Vissero in molte località (Genova, Recco, Cervo Ligure, Roma,La Spezia), in case grandi piene zeppe di libri e di gatti, sempre con ampi giardini: a tutto sovrintendeva con fermezza Orsola.

Pochi mesi dopo il matrimonio, il 15 agosto 1967, Enrico morì e venne seppellito nel cimitero della Spezia, nella stessa tomba dove verrà seppellita Orsola l’11 giugno 1985.


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