Inizia sempre così. Ti imbatti per caso nella parola micronazione, magari su un social, in un server Discord o tra i commenti sotto un video. All'inizio pensi sia uno scherzo. Poi scopri che non lo è. Qualcuno, da qualche parte, ha deciso di fondare una nazione. E magari ti viene voglia di farlo anche tu.
Fermati un attimo. Respira. E se sei finito qui, sei nel posto giusto. Perché ci sono molti modi di pensare e vivere il micronazionalismo, ma quello di cui ti parliamo qui è tutto tranne che un gioco. Il Micronazionalismo Ecologico non è un passatempo, non è un server, non è un teatro. È reale. E prima di abbracciarlo, devi capire bene cosa è, ma soprattutto cosa non è.
- Verso Un Micronazionalismo Ecologico
- Introduzione al Micronazionalismo Ecologico
- Bioregionalismo e radicamento
- Dalla Teoria alla Pratica: Azioni di Base per una Micronazione Ecologica
- Bandiere, simboli e araldiche
- La qualità prima della quantità
- Organizzare la tua Micronazione Ecologica senza ideologie né partiti
- Perché Evitare l’Ecologia Sociale Distorta e Puntare su un’Ecologia Micronazionale Profonda
- Metti in Campo la Tua Micronazione Ecologica
- Appendice e Approfondimenti
Verso Un Micronazionalismo Ecologico
Introduzione al Micronazionalismo Ecologico
Ti senti fuori posto? Forse è perché non sei nato per stare dentro i confini di qualcun altro
Se hai iniziato ad avvicinarti al micronazionalismo, forse è perché ti stai facendo delle domande che altri evitano. Non ti basta postare meme, non ti riconosci nelle bandiere che sventolano alle parate ufficiali, e senti che la tua appartenenza non è a uno Stato, ma a un luogo più piccolo, più vero, più vivo. Forse non hai parole precise per definirlo, ma hai la sensazione che qualcosa stia marcendo nei grandi sistemi, e che la via d'uscita non sia giocare con le regole, ma cambiare regolamento.
Il Micronazionalismo Ecologico non è un hobby da tastiera. Non è nemmeno una fuga dalla realtà: è un modo per afferrarla. Se stai cercando una nuova patria nel luogo in cui vivi, se vuoi fondare un futuro nelle radici del tuo territorio, questo è il punto di partenza.
Cosa NON è il Micronazionalismo Ecologico
Non è un gioco: se hai già incontrato micronazioni simulate, dove ogni giorno si cambia costituzione, nascono nuovi partiti o ci si dichiara guerra con meme e bandiere in stile Minecraft, mettile da parte. Il Micronazionalismo Ecologico rifiuta tutto ciò. Non è simulazione, non è roleplay, non è teatro politico. Non ci interessa imitare la burocrazia di uno Stato, né passare le giornate in chat a discutere se l’articolo 1.3.1.2 debba essere emendato.
La nostra non è una farsa: non stiamo giocando a fare i burocrati, perché il nostro tempo è prezioso e l’ecologia reale è urgente. Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo iniziare a vivere diversamente qui e ora, piantando alberi, costruendo sentieri, fondando orti forestali e custodendo la memoria del nostro territorio. Non fondiamo partiti, non organizziamo guerre simulate tra finti paesi: lanciamo semi, non missili.
Dall’articolo “Tipologie di Micronazioni tra simulazionismo e secessionismo: spettro e paradigma della micopatriologia classica” emerge chiaramente che il Micronazionalismo Ecologico si colloca sul versante del secessionismo, più o meno moderato a seconda dei casi. Non è un secessionismo fittizio, ma un vero impegno a gestire e proteggere il proprio territorio, senza limiti inventati e senza finzioni.
Così, prima di abbracciare qualsiasi progetto, fermati e respira: questo è il punto di partenza per capire in quale paradigma ti muovi e come trasformare un’idea in azione concreta.
Bioregionalismo e radicamento
Nel Micronazionalismo Ecologico la tua nazione non è segnata da confini disegnati su una carta, ma dai luoghi che attraversi ogni giorno: dal bacino idrografico dei tuoi fiumi, alla catena montuosa che vedi all’orizzonte, fino al ciclo delle stagioni che scandisce la vita intorno a te. Questo principio si chiama bioregionalismo e non è una moda o una corrente spirituale alternativa, ma una vera e propria proposta per costruire comunità più sane, radicate e consapevoli.
Vivere secondo il bioregionalismo significa riconoscere i limiti naturali del territorio—il clima, la geologia, le piante, gli animali, persino i dialetti e le storie locali—e abitarli in modo armonico. Una micronazione ecologica nasce da qui, dal luogo in cui sei: non puoi trasferirla su un server Discord, non puoi copiarla o esportarla, perché è frutto dell’ecosistema interconnesso e dell’identità culturale di quell’area.
Il radicamento nella bioregione è la chiave di tutto. Prima di lanciare progetti o elaborare costituzioni, fermati a conoscere il paesaggio, le sorgenti d’acqua, le specie che vi abitano e le tradizioni che si sono sviluppate intorno a essi. Solo così potrai costruire una comunità che abbia senso, che non si limiti a un’idea astratta, ma che nasca da un’esperienza concreta e tangibile.
Per approfondire il concetto e scoprire come iniziare a riconoscere la tua bioregione, puoi leggere l’articolo “Una panoramica sul Bioregionalismo”.
Diventa esploratore della tua Bioregione
Ogni micronazione ecologica nasce dalla conoscenza profonda del territorio, non da un documento scolastico. Per costruire qualcosa di vero, devi diventare un esploratore della tua bioregione: uno che osserva con meraviglia ogni dettaglio, proprio come un etnobotanico in missione.
Inizia con un taccuino in mano e una domanda nel cuore: quali piante spuntano spontanee nei fossi vicino a casa tua? Quali uccelli volano sopra il tuo paese durante le migrazioni? E quali racconti custodiscono gli anziani sulle feste agricole di un tempo, prima che le fabbriche arrivassero? Non accontentarti di leggere solo su Wikipedia o guardare Google Earth: vai nelle strade, parla con i nonni, sfoglia gli archivi comunali o i vecchi libri di storia locale.
Ogni torrente, ogni mulattiera abbandonata, persino un giardino trascurato o un canale bonificato, custodisce storie e segreti del paesaggio. Fotografali, annusa i fiori, tocca la corteccia degli alberi e ascolta il silenzio del bosco: sono indizi preziosi del tuo “codice genetico” bioregionale.
Questo lavoro di esplorazione non è un compito in più: è la base concreta della tua micronazione ecologica. Solo se conosci davvero il luogo in cui vivi potrai piantare alberi che sopravvivano, tracciare sentieri che rispecchino le vecchie vie di comunicazione, coltivare orti forestali che dialoghino con il suolo e con la storia. In questo modo, il tuo progetto diventa un rapporto vivo e continuo con la natura e con la comunità che ti circonda.
Etnobotanica: conoscere la tua terra foglia dopo foglia
Può sembrare una parola buffa, quasi un gioco di parole, ma l’etnobotanica è in realtà uno strumento essenziale per chi vuole capire davvero la propria bioregione. Significa studiare le piante che crescono intorno a te e scoprire come le generazioni precedenti le abbiano utilizzate – non solo in cucina, ma anche come medicine, tinture, materie prime per tessuti, e persino in riti e credenze locali. L’etnobotanica ti insegna a guardare un semplice fiore o un’erba selvatica non come “un’erbaccia”, ma come un pezzo di storia vivente, carico di conoscenze tramandate oralmente da nonni e comunità rurali.
Per un giovane micronazionalista ecologico, l’etnobotanica è un compagno di viaggio insostituibile. Ti spinge a camminare nel bosco con quaderno e matita, a smontare i vecchi erbari di famiglia, a intervistare chi ha raccolto funghi e bacche fin da bambino. Ti aiuta a costruire un orto sinergico con piante autoctone, a preparare tisane curative con foglie dimenticate, e a proteggere la biodiversità del tuo territorio. In un’epoca in cui le conoscenze tradizionali rischiano di perdersi, documentare gli usi locali delle piante significa conservare un patrimonio culturale e naturale preziosissimo. Se vuoi che la tua micronazione ecologica sia davvero radicata nella terra che abiti, non puoi fare a meno di diventare un etnobotanico in erba: così, pianta dopo pianta, foglia dopo foglia, costruirai una comunità più forte, autonoma e rispettosa del proprio ambiente.
Per approfondire: “Etnobotanica, perché studiarla è importante?”.
Dalla Teoria alla Pratica: Azioni di Base per una Micronazione Ecologica
“Non si governa con le parole, ma con le azioni.”
Piantare alberi, passo dopo passo
- Perché piantare alberi?
Gli alberi creano ossigeno, puliscono l’aria, tengono il suolo compatto e offrono rifugio a uccelli e insetti. Un singolo albero può vivere centinaia di anni, ma per diventare forte ha bisogno di cure fin dal primo giorno. - Come procurarsi una pianta
- Vivai locali: puoi acquistarla già formata, scegliendo specie autoctone che crescono bene nella tua zona; inoltre, in varie regioni e provincie vengono stanziati ritiri stagionali gratuiti di piante in vaso o innesti da trapiantare, presso vivai convenzionati, sta a te informarti.
- Talee fai-da-te: con un ramo giovane di un albero sano (15–20 cm), elimini le foglie inferiori e pianti la base in un vaso con terriccio umido; dopo qualche settimana spunteranno le radici.
- Quando e dove piantare
- Momento ideale: in autunno o inizio primavera, quando la pianta è in riposo vegetativo e soffre meno lo stress.
- Il “vent’anni fa” non vale oggi: anche se il momento giusto di piantare alberi era vent'anni fa, ciò non ti giustifica a non farlo ora.
- In quartiere: coinvolgi i vicini, i tuoi genitori, i nonni: fate squadra! Scegliete aree aperte (aiuole, marciapiedi larghi, cortili condominiali).
- Adotta un albero
- Coinvolgi i bambini della zona: assegna a ciascuno un alberello da piantare e “adottare”.
- Insegna loro a bagnarlo regolarmente (due-tre annaffiature a settimana in stagioni calde) e a controllare che il tronco sia libero da erbacce.
- Quali specie scegliere
- Anti-smog: olmo, carpino nero, pioppo tremulo – assorbono particelle sottili vicino alle strade.
- Da frutto autoctoni: melo selvatico, pero selvatico, susino selvatico – forniscono cibo anche alla fauna (uccelli, scoiattoli).
- Non decorativa: niente piante ornamentali esotiche; ogni albero ha una funzione ecologica.
- Cura nei primi anni
- Assicura tutor (piccoli sostegni o ripari) nelle zone ventose.
- Rimuovi erbe soffocanti alla base.
- Fai regolarmente il “controllo salute”: foglie sane, niente funghi o parassiti.
Organizzare bonifiche e raccolte rifiuti
- Perché è importante
- La plastica e gli scarti abbandonati nei fossati e nei parchi bloccano l’acqua, inquinano il suolo e minacciano animali e piante. Raccogliere i rifiuti è un gesto che migliora subito l’ambiente circostante.
- Come iniziare
- Forma una squadra: invita compagni di scuola, amici, parenti, vicini.
- Scegli l’area: fossati, angoli di parchi, stradelli di campagna.
- Prepara il kit: guanti resistenti, sacchi riutilizzabili o bidoni, pinze o bastoni per raccogliere.
- Assicurati di smaltire i rifiuti raccolti correttamente: dividi da subito i rifiuti per tipologia in sacchi diversi, dividi le squadre di raccolta, usa cassonetti o isole ecologiche della tua zona.
- Documenta e condividi
- Scatta foto prima e dopo, annota quantità e tipi di rifiuti raccolti.
- Pubblica sui social (con hashtag della tua micronazione ecologica) per sensibilizzare altri ragazzi e adulti.
- Reclama il tuo gesto
- Indossate un cartellino o gilet con il nome della micronazione ecologica, per essere riconosciuti come “Guardia Ecologica Micronazionale”.
- Spiega alla gente che non è volontariato qualsiasi, ma un’azione politica e pratica per difendere la tua bioregione.
- (Facoltativo) Piccole ronde di controllo
- In coppie o piccoli gruppi, fate delle “passeggiate di sorveglianza”: documentate con foto o video chi abbandona rifiuti, segnate o fotografate le loro targhe.
- Avvertite le autorità competenti o inviate un avviso pubblico (volantino o post social) per scoraggiare comportamenti dannosi.
Difendere la fauna selvatica
- Conoscere chi vive qui
- Fai una lista delle specie animali locali: uccelli, piccoli mammiferi, insetti utili (ape selvatica, coccinella). Scopri le loro abitudini (dove nidificano, cosa mangiano, quando si muovono di più).
- Pratiche di protezione
- Casette e rifugi: costruisci e installa casette per gli uccelli e rifugi per gli insetti impollinatori.
- Fontanelle e abbeveratoi: predisponi piccole ciotole d’acqua nei punti riparati per aiutare animali e insetti nei periodi caldi o di siccità.
- Zone di non disturbo: crea aree del tuo orto o giardino dove non calpestare, non potare e non raccogliere, per lasciare habitat intatti.
- Campagne di sensibilizzazione
- Organizza laboratori in cui mostri ai più piccoli insetti utili (api, farfalle) e spieghi il loro ruolo nella catena alimentare.
- Stampa poster o volantini con “Chi vive nel nostro bosco?” e distribuiscili nelle scuole o al mercato locale.
- Attivismo concreto
- Segnala le minacce: animali feriti, costruzioni che distruggono habitat, uso di pesticidi pericolosi.
- Collabora con biologi o associazioni: invia i tuoi dati di osservazione (orari, luoghi, numeri) per ricerche e progetti di tutela.
Perché queste azioni danno credibilità
Una Micronazione Ecologica non è fatta di parole, ma di fatti. Piantare alberi, bonificare aree inquinate, difendere gli animali locali sono gesti concreti che mostrano a tutti il vero impegno della tua comunità. Agire insieme rafforza i legami, crea fiducia e fa capire che la vostra micronazione non esiste solo nei documenti, ma mette le mani nella terra e nella vita reale. Questo sì che costruisce autorità e rispetto.
Bandiere, simboli e araldiche
Ogni nazione merita simboli che raccontino la sua storia e le sue radici, non creazioni banali e usa-e-getta. Se cambi bandiera ogni mese, la copi da Wikipedia o prendi uno stemma medievale a caso, rischi di sembrare un principino in un gioco di ruolo, non un vero attivista per l’ambiente.
La tua bandiera, il tuo stemma, la tua araldica devono nascere da una riflessione lenta e profonda: osserva i toponimi del tuo territorio, scopri le simbologie dimenticate della tua cultura locale, curiosa tra le lapidi delle antiche pievi, ascolta le storie orali dei nonni e delle persone che vivono da sempre nella tua zona. È lì che troverai i semi di un disegno autentico, radicato nel tuo paesaggio e nella tua comunità.
Ricorda: l’araldica non si copia, si costruisce. Non serve un generatore online o un’immagine già pronta. Disegnare un simbolo significa dare forma visiva a una scelta di vita. Per questo, quando ti chiederai “potrei vivere tutta la vita sotto questa bandiera?”, dovrai poter rispondere sì, con convinzione: perché quella bandiera racchiude il tuo impegno, la tua storia e il tuo legame con il luogo che chiami casa.
La qualità prima della quantità
Cittadini attivi e coerenti
Non serve arruolare centinaia di persone che indossano una bandiera virtuale ma non muovono mai un dito nel mondo reale. Una vera Micronazione Ecologica si misura dalla qualità dei suoi cittadini, non dal numero di passaporti distribuiti. Meglio venti persone determinate che cento collezionisti di cittadinanze. Cerca compagni di viaggio che:
- Partecipino concretamente: che piantino alberi, organizzino bonifiche, studino la bioregione.
- Credano nei princìpi: chi condivide la visione di rispetto per la natura e di azioni sul campo sarà un cittadino prezioso; chi firma solo per “avere un titolo” rischia di indebolirti.
Titoli e meriti su base pratica
Nella tua micronazione, i riconoscimenti devono nascere dalle azioni, non dalle chiacchiere. Ogni “titolo” (ambasciatore, guardia ecologica, responsabile giardino forestale) va assegnato a chi:
- Ha dimostrato competenza e impegno in un progetto specifico.
- Ha contribuito concretamente al benessere della comunità o alla salvaguardia dell’ambiente.
- Ha rispettato le regole di cooperazione e condivisione.
In questo modo, i ruoli diventano obiettivi ambiti e il merito alimenta l’entusiasmo, non le logiche di potere.
Diplomazia responsabile
È naturale voler farsi conoscere e stringere patti con altre micronazioni amiche. Ma attenzione: non basta un logo condiviso per creare un’alleanza solida. Prima di avviare rapporti diplomatici, chiediti:
- C’è un motivo concreto? (uno scambio di semi autoctoni, un progetto di riforestazione condiviso, un evento culturale).
- Le due comunità condividono valori reali? (rispetto per la natura, pratiche ecologiche, autonomia locale).
Evita accordi “per collezione”: accumulare firme e protocolli solo per vantarti di avere tanti partner riduce il tuo prestigio e distrae dalle tue priorità.
Niente conflitti inutili
Non sei un grande Stato con un esercito: non cercare battaglie diplomatiche o provocazioni con chi non ha nulla a che fare con te. Conflitti sterili logorano le energie e distolgono l’attenzione dalle tue attività principali. Se una Micronazione vicina ha idee diverse, limita i rapporti ufficiali a ciò che serve davvero—anzi, spesso è meglio concentrare i tuoi sforzi sui progetti locali e lasciare che ciascuno segua la propria strada.
Ricorda: una Micronazione Ecologica forte si misura nella capacità di far agire insieme un numero ristretto di persone motivate, di premiare il merito pratico e di costruire relazioni basate su obiettivi concreti, senza perdere tempo in titoli vuoti o alleanze di facciata. La tua credibilità cresce con le tue azioni, non con la tua lista di cittadini.
Organizzare la tua Micronazione Ecologica senza ideologie né partiti
Efficienza prima di tutto
Costruisci un’organizzazione che risponda rapidamente ai bisogni concreti—che sia per la gestione dei boschi, degli orti forestali o della raccolta delle piante officinali. Ogni “ufficio” o gruppo di lavoro deve avere un mandato chiaro e strumenti agili, per non perdere tempo in lunghe discussioni ideologiche.
Strutture sovrapposte e funzionali
Invece di un unico parlamento, puoi pensare a più giurisdizioni funzionali (ad esempio: “Dipartimento Foreste”, “Dipartimento Acque”, “Dipartimento Educazione”), in cui ogni membro sceglie di iscriversi nel gruppo che corrisponde alle sue competenze e passioni. Così, chi ama le piante si coordina nel “Dipartimento Verde”, chi preferisce recepire leggi naturali lavora nel “Dipartimento Regole Naturali”.
Niente partiti, solo progetti
Le ideologie politiche tendono a creare fazioni e a deviare l’attenzione dagli obiettivi reali—come la tutela del suolo o la rigenerazione di un bosco. Evita la formazione di partiti o schieramenti rigidi: concentrare energie in “progetti” concreti (per esempio, il Sentiero Biodiverso o il Vivaio delle Erbe Antiche) mantiene alto il livello di motivazione e di risultati.
In questo modo, la tua micronazione rimane flessibile, veloce e focalizzata sull’obiettivo principale: la cura e la difesa del tuo ambiente, senza perdere tempo in cazzate.
Perché Evitare l’Ecologia Sociale Distorta e Puntare su un’Ecologia Micronazionale Profonda
Se ti sei avvicinato al Micronazionalismo Ecologico per salvare davvero il tuo territorio, stai lontano dalle mode vuote dell’ecologia sociale dove tutti sembrano parlare di verde senza sapere cosa significhi davvero.
Salta il carro delle mode verdi
- Profilazione: l’ecologia diventa un’etichetta da indossare per apparire importanti (come affibiare il suffisso "eco-" a qualsiasi cosa senza sapere veramente il vero significato di ecologia), non un impegno concreto.
- Arche-tipo del Disadattato Sociale: chi non si sente “appartenente” a nulla si rifugia dietro slogan, senza mai agire sul territorio.
Diffida delle alleanze “facili”
- Operai Brava Gente: un po’ di applausi ai sindacati non riparano i corsi d’acqua e non ricostruiscono il suolo degradato.
- Greenwashing Multinazionale: carne vegana in imballaggi “eco” trasportata da camion è solo marketing, non tutela ambientale, punta a consumare prodotti a km zero e meno impattanti.
- Femminismo e altre distrazioni: temi sociali importanti, ma non confondere una battaglia per i diritti con la cura delle radici e dei boschi.
Non cedere a falsi estremismi
- Ecofascismo e altre cazzate: l’idea che “ordine e disciplina” risolvano i problemi ecologici è una follia autoritaria.
- Falsa dicotomia: non credere al ricatto “natura Vs. società”: la tua Micronazione Ecologica mescola entrambi in armonia reale.
Smonta le Vere Bugie
Allontanati dal greenwashing, dagli slogan di moda e dai talk show. La tua Micronazione Ecologica esiste nell’azione quotidiana: bonifiche, piantumazioni, protezione della fauna e creazione di spazi sacri. Se vuoi fare sul serio, mettiti in gioco con questi principi, non con le distrazioni.
Metti in Campo la Tua Micronazione Ecologica
Hai esplorato ogni aspetto di un Micronazionalismo Ecologico vero: dalla radice bioregionale, all’organizzazione interna, fino all’attivismo sano. Ora arriva il momento più importante: non fermarti alle parole, ma trasforma queste idee in fatti concreti!
- Agisci subito
- Scegli una piccola azione quotidiana: pianta il tuo primo albero, raccogli rifiuti in un fossato, installa una casetta per uccelli.
- Fissa un obiettivo realistico per la settimana: coinvolgi un amico o un parente e trasformalo in un gioco di squadra.
- Condividi questa guida
- Invia questo testo a compagni di scuola, gruppi di amici o vicini di casa.
- Organizza un incontro—anche informale—per leggere insieme uno dei capitoli e discutere come metterlo in pratica nel vostro quartiere.
- Ripassa quando serve
- Questa guida è un manuale: tienilo sempre a portata di mano, sul telefono o stampato.
- Quando incontri un problema (ad esempio se un progetto non va come previsto), rileggi il paragrafo corrispondente per trovare nuove soluzioni.
- Misura e racconta i tuoi risultati
- Fotografa il “prima e dopo”, prendi appunti sui progressi e sui piccoli ostacoli che hai superato.
- Pubblica sui social o crea un diario di comunità: la condivisione di successi e difficoltà è la linfa che tiene viva la vostra Micronazione Ecologica.
- Costruisci la tua rete
- Invita altri giovani a sperimentare queste pratiche.
- Connettiti con micronazioni ecologiche vicine, non per collezionarne i loghi, ma per collaborare su progetti reali (scambio di semi, banche del tempo e mutuo aiuto).
- Mantieni viva la motivazione
- Celebra ogni traguardo, anche il più piccolo: un germoglio spuntato, un tratto di sentiero ripulito, un nido protetto.
- Ricorda perché hai iniziato: la passione per la tua bioregione, la cura per il tuo territorio e la voglia di fare la differenza.
Non c’è futuro senza azione. Le idee prendono vita solo quando le metti in pratica.
Adesso tocca a te.
Appendice e Approfondimenti
La nazione non è lo Stato
Ogni giorno siamo circondati da informazioni che diamo per scontate, eppure basta un occhio attento per scoprire quanto siano spesso imprecise o addirittura ingannevoli. Come un grande comunicatore del XX secolo osservò:
«Una bugia ripetuta mille volte diventa verità.»
Le bugie sotto i nostri occhi
Prendiamo un esempio molto semplice e familiare: la Carta d'Identità Elettronica (CIE) italiana è stata introdotta progressivamente a partire dal 2016, con l'obiettivo di sostituire la vecchia carta d'identità cartacea. La sua emissione è stata definita con un decreto interministeriale del 23 dicembre 2015, e dal 2019 tutti i comuni sono stati abilitati alla sua emissione. Nel riquadro in cui compare la parola “Cittadinanza”, troviamo palesemente un orrore di traduzione anglofona quale “Nationality” anziché “Citizenship”.
- Con nationality si sottintende l’appartenenza a una nazione intesa come insieme di persone con storia, lingua e cultura comuni.
- Con citizenship, invece, si intende l’appartenenza giuridica a uno Stato con diritti e doveri definiti dalla legge.
Questa confusione non è casuale: si tratta di una vera e propria enantiosemia semantica, ossia di un’inversione di significato che altera la percezione di un concetto. In questo modo, inconsapevolmente, ci viene proposta una visione di “nazione” che coincide con lo Stato, favorendo l’idea di una civitas globalista unificatrice e persino — secondo alcuni critici — genocida, perché mira ad annullare le identità locali e tradizionali.
Ed è solo una delle bugie più palesi che abbiamo ogni giorno in tasca.
Differenza tra nazione e Stato
Nazione
- Deriva dal latino natio, che significa “nascita” o “atto di nascere”.
- Indica un insieme di persone legate da caratteristiche culturali, linguistiche, storiche o etniche condivise.
- È un sentimento di appartenenza collettiva, che può travalicare confini politici.
Stato
- Deriva dal latino status, che significa “condizione”, “posizione” o “assetto” politico.
- È un’organizzazione giuridica e amministrativa riconosciuta internazionalmente, dotata di potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
- Definisce i confini territoriali, le leggi e i rapporti tra cittadini e istituzioni.
Da qui l’evidenza: “natio” non è “status”. Confondere nazione e Stato significa ridurre un patrimonio culturale e identitario a una mera struttura giuridica e amministrativa.