L'omonazionalismo è un'ideologia totalitaria culturalmente di estrema destra, terzoposizionista che abbraccia i diritti LGBT. L'omonazionalismo, su base letterale, vede la compatibilità tra omosessualità e nazionalismo. Storicamente, questo è espresso dal modo in cui vedono l'omosessualità come un modo per esprimere eroticamente il dominio sugli altri e opporsi all'influenza "corruttrice" dell'effeminatezza.

In tempi più contemporanei, i critici affermano che gli esempi di omonazionalismo includono il pinkwashing, dove paesi, come gli Stati Uniti e Israele, proverebbero a usare le loro opinioni pro-LGBT per coprire il loro nazionalismo e imperialismo estremi.

L'omonazionalismo è espresso anche da valori anti-immigrati intransigenti che sono giustificati dal modo in cui i migranti, tipicamente musulmani, tendono ad essere violentemente ostili ai diritti LGBT, mentre, secondo i detrattori, ignorano l'omofobia domestica. A volte, credono in questo perché mostrano disgusto per l'incrocio di razze omosessuali.

L'omonazionalismo non era originariamente un'ideologia, ma piuttosto una critica di alcune idee LGBT. Detto questo, le persone che hanno opinioni nazionaliste associate ai diritti LGBT possono essere descritte come omonazionaliste.

Pensiero

Generalmente considerano l'Omosessualità Spartana del Futurismo basatissima, considerano Yukio Mishima l'uomo ideale, non nascondono simpatie per Jack Donovan, supportano il Cowboysmo 🤠 grazie al quale possono passare inosservati per incontrarsi al "dolce ranch" e considerano il patriarcato un'utopia.

Considerano gli stalinisti dei comunisti degenerati, ma è sempre bello vedere dei grossi uomini combattere per la propria Nazione.

Non sono né nazisti, né fascisti. Si distanziano completamente da ideologie totalitarie che tendono a fare dei cittadini degli esseri grigi buoni solo ad obbedire. In particolare dall'Hitlerismo che ha assassinato dai 5 ai 15 mila omosessuali con l'idea assurda e criminale per cui, attraverso un'insufficiente alimentazione e il duro lavoro nei campi di concentramento, si sarebbero dovuti trasformare in eterosessuali.

Sono di destra, ma non sono nel modo più categorico berlusconiani. Ritengono che il liberalismo in qualunque forma e sostanza sia uno dei maggiori mali della nostra epoca. Anzi, cercano di combattere il liberalismo economico come una delle peggiori alienazioni dell'uomo moderno.

Aspirano ad una società ecologista in cui la salvaguardia dell'ambiente sia la priorità. No quindi al nucleare, a lobby energetiche, alle grandi opere inutili e costose.

Sì invece a piccole produzioni di energia diffusa e rinnovabile, alla decrescita, alla solidarietà sociale.

Sì a modelli sostenibili come gli ecovillaggi, a tecnologie appropriate, alla difesa dell'economia e dei prodotti locali.

Sì a nuove forme di convivenza, tali da rispondere all’attuale disgregazione del tessuto familiare, culturale e sociale della condizione postmoderna e globalizzata.

Sì a comunità di uomini omosessuali che vogliono mettere in comune le loro esperienze e le loro capacità per un'esistenza in comune basata sulla sostenibilità ambientale.

Hanno un approccio estremamente critico al consumo e rabbrividiscono pensando che le parti più fertili del nostro territorio siano state cementificate e coperte da capannoni industriali e fabbriche che producono inutili oggetti di plastica, di cui abbiamo le case piene, e che non fanno altro che sprecare le risorse naturali che ancora ci rimangono.

Bisogna organizzarsi collettivamente in modo che la diminuzione della produzione di merci non costituisca riduzione dei livelli di civiltà, ed anzi risulti sostenibile da un punto di vista ecologico, sociale e civile.

La ricchezza prodotta dai sistemi economici non consiste soltanto in beni e servizi: esistono altre forme di ricchezza sociale, come la salute degli ecosistemi, la qualità della giustizia, le buone relazioni tra i componenti di una società, il grado di uguaglianza e il carattere democratico delle istituzioni. Bisogna massimizzare la qualità della vita e minimizzare i consumi.

Nella Fiume di D'Annunzio

A Fiume emerge per la prima volta, pubblica, non più nascosta, l'omosessualità. Secondo Mario Carli, scrittore futurista: è una delle molle che porta i legionari a Fiume perché sanno che lì, finalmente, possono esprimere liberamente la loro sessualità. Kochnitzky, Comisso, Keller, Furst sono gli intellettuali di punta del comando fiumano e sono tutti omosessuali o bisessuali.

Il clima di eros senza limiti che caratterizza la vita a Fiume è raccontato da un libro di Comisso Il porto dell'amore, romanzo autobiografico ambientato a Fiume tra le primavera del '20 e il Natale di sangue: le cene, gli amori, la droga, le giornate oziose, riescono a raffigurare bene la vita quotidiana di Fiume nel suo svolgersi a volte lento, a volte tumultuoso. È un viaggio meraviglioso nella città senza norme, senza vincoli, dove tutto è possibile, lecito, rifugio di chi vede in Fiume la festa-guerra e la vacanza dall'Italia borghese.

Il gruppo Yoga pensa all'omosessualità come a un completamento dell'amore e predica la necessità di insegnare la scienza dell'amore e cioè della trasformazione. Amore come sensazione, come sentimento, come idea filosofica. D'Annunzio nell'ultimissimo discorso fiumano, dopo il Natale di sangue, al momento della partenza, il 18 gennaio del '21 usa la parola amore come sintesi dell'impresa e conclude: Viva l'amore, alalà!

La libertà della città di vita è aspramente criticata dai socialisti: Turati, in una lettera alla Kuliscioff, si lamenta dell'assenza di morale a Fiume, dando un giudizio negativo sul libertinismo morale e politico di D'Annunzio.

Ovviamente anche il clero si scaglia contro la promiscuità sessuale di Fiume e dei suoi legionari. Interessante su questo versante è la rivolta dei frati cappuccini che chiedono una gerarchia democratica con elezione dal basso, vogliono potersi sposare e il controllo locale dei fondi. Alla fine della vicenda i sette frati ribelli lasciano l'ordine e divengono legionari. In una lettera al Comandante l'amministratore apostolico a Fiume, Don Costantini, scrive:

«La vita di Fiume era già abbastanza pagana, senza che vi fosse bisogno che si proclamasse pubblicamente un culto umanistico.»

Il prelato aveva colto due aspetti importanti: il primo che Fiume era già abbastanza laica come città grazie alla tolleranza austro-ungarica; il secondo che D'Annunzio introduce una liturgia laica nella quale edonismo ed estetica si sovrappongono all'etica ed Orfeo si sovrappone a Cristo, sempre secondo Don Costantini.

Nella cultura Tedesca

Alcuni storici vedono una cosiddetta complicità omosessuale con il Nazionalsocialismo sia nelle politiche della Germania nazista, sia nell'iconografia nazista, rinata nell'arte gay del secondo dopoguerra. Essi sono contrari all’idea che al fine di dimostrare una collaborazione tra omosessualità e Germania nazionalsocialista basti citare i nomi di leader apertamente omosessuali (l’esempio classico è quello di Ernst Röhm).

Invece si sostiene che nella cultura tedesca degli Anni Venti e Trenta l’omosessualità ha avuto un ruolo importante sia nella valorizzazione della maschilità forte, virile, sia nella promozione di legami omosociali. La prima ha creato un esempio per tutto l’immaginario iconografico dei decenni a seguire e per i successivi sviluppi verso l'ipervirilizzazione. La seconda ha influenzato in larga parte i programmi omosociali sviluppati dallo stesso Partito Nazionalsocialista.

Mentre l’omosessualità rimaneva vietata per una legge prussiana del 1871 (nota come paragrafo 175) e il Partito certamente non favoriva l’omosessualità tra i suoi membri, l’incoraggiamento ad intensi legami tra uomini, che talvolta sconfinavano in vere e proprie attività omosessuali, consentiva una coesione tra gli uomini che certamente rafforzava la macchina da guerra nazista.

La nascita di questo pensiero la si fa risalire alle opere spesso trascurate di Hans Blüher e di Adolf Brand e alla loro promozione di un movimento maschile, inteso anche come movimento di liberazione omosessuale. Mentre il famoso sessuologo tedesco di origine ebrea Magnus Hirschfeld promuoveva la nozione di “inversione” per concettualizzare l’omosessualità come un rovesciamento innato di caratteristiche di genere (cioè l'omosessuale deve essere per sua natura effemminato, visione ripresa nel dopoguerra anche da associazioni gay italiane), la visione dei maschilisti poneva un grosso freno alle cause biologiche e sosteneva una concezione culturale dell'omosessuale, la cui virilità risulta addirittura superiore a quella del maschio eterosessuale.

Perciò immaginavano una struttura delle relazioni omosessuali in cui nessun uomo assume il ruolo femminile, ma anzi, l’influenza femminile ne viene totalmente estromessa. La glorificazione della mascolinità, che Blüher e Brand incoraggiavano nei propri gruppi di uomini (Männerbünde), ha aiutato a dare uno schema alle formazioni naziste di gruppi di uomini molto affiatati secondo linee analoghe. In effetti, nelle menti di molti giovani maschi dell'epoca, i due gruppi di uomini erano virtualmente indistinguibili.

Nonostante l’esplicito divieto di omosessualità nelle proprie file, il Partito Nazionalsocialista attraeva molti omosessuali, la cui visione della mascolinità corrispondeva a quella del Partito Nazista. Così, molti divennero “complici” di molti atti moralmente discutibili.

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Sì ringrazia il blog Signal per la preziosa raccolta di informazioni sull'argomento.


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