Il Sultanato dello Swing è uno stato virtuoso (virtuale ci sembra riduttivo!) privo di dominio territoriale. Si è reso noto nei primi mesi del 2008 grazie all’emissione di alcuni decreti da parte del musicista e musicologo sanremese Freddy Colt, già autore di spettacoli musicali sullo swing italiano, saggi in materia e sigle televisive per Rai e Mediaset. Il Mº Freddy Colt, acclamato fin da subito “Sultano dello Swing”, ha radunato intorno a sé esperti e grandi appassionati, facendo così rivivere la Canzone Sincopata Italiana non solo sulle riviste specializzate, ma anche sulle assi del palcoscenico.

Il Sultano ha nominato quattro Pascià-Ministri di Stato, l’Eccellentissimo Gran Visir, e composto tutta una ricca e variegata gerarchia di corte ispirandosi a titolature di origine ottomana. Nell’ambiente del jazz italiano e della canzone swing entrare a far parte del Sultanato è diventata una cosa ambìta, soprattutto per il desiderio di appartenere ad un reame incentrato soltanto sull’arte, sulla poesia e un pizzico d’ironia. All’altissima carica di Gran Visir è stato chiamato fin da subito il M° Stefano Bollani, popolarissimo pianista jazz e conduttore televisivo, il quale ha presieduto il “I Swing Divan” ovvero il primo simposio nazionale tenutosi l’estate del 2009 a Sanremo.

Nell’organigramma, tra le “alte cariche” troviamo anche il Padiscià Mauro Ottolini (da Verona), il duca Leo di San Felice con il titolo di Gran Nababbo (da Roma), l’avvocato-cantautore Giorgio Conte in qualità di Gran Cadì (da Asti), il Khedivé Giovanni Maria Block (da Napoli), il jazzista Lino Patruno nel ruolo di Magnifico Pascià del Banjo e il cantautore swing Sergio Caputo in veste di Kapudan Pascià (entrambi da Roma).

Vi è poi il complesso apparato della “Inclita Corte” che annovera due Dragomanni, un Turcopiliere, un Serraschiere, un Gran Tabacchiere, un Grand’Eunuco, un Trombettiere della Soglia e diversi Bey, tra i quali il musicologo Dario Salvatori (cerimoniere) e il giornalista Bruno Gambarotta (protonotario), senza dimenticare l’Insigne Bardo Sincopato Giuseppe Conte, uno dei massimi poeti e romanzieri dei nostri giorni. Il Sultano ha nominato inoltre nel 2011 l’Ambasciatore negli Stati Uniti d’America nella persona del M° Mark Davis di Hampton, Connecticut e l’anno successivo l’Ambasciatrice in Italia Maria Silvana Sicari. Vi è poi una nutrita schiera di Giannizzeri, scelti fra quegli artisti, strumentisti, cantanti e arrangiatori di ogni contrada d’Italia che s’impegnano nella diffusione della musica prediletta, e anche un più ristretto novero di Odalische (tra le quali il trio vocale Sorelle Marinetti). Il “II Swing Divan” si è tenuto nell’agosto 2014 sempre a Sanremo, mentre il terzo raduno nazionale, previsto nel 2019, è stato rinviato e dovrebbe tenersi nella primavera di quest’anno a Verona.

In un articolo apparso sulla rivista di araldica “Nobiltà” (n. 87, novembre-dicembre 2008) lo stesso Sultano ha scritto:

«In definitiva, il Sultanato dello Swing, sorto per celebrare la via italiana ad una musica di matrice afroamericana, è uno stato sovrano poiché non vi è autorità che possa ritenersi legittimamente ad esso superiore – ben inteso nei domìni assai limitati dell’uomo e delle sue più o meno originali creazioni ed istituzioni.

Non appaia come puro divertissement, piuttosto come anelito ad una dimensione più nobile e alta, ad una leggerezza d’animo e al disincanto verso le bieche consolazioni della vita ordinaria. Nella musica, nell’arte, ci siano concessi un po’ di dignità, l’elogio della qualità e dell’onore, un governo equo e unanime, privo insomma delle divisioni e della mancanza di rispetto che contraddistinguono le attuali società umane. Nel Sultanato, grazie alla sua monarchia e alla sua aristocrazia fatte di note e d’aria, si respira un alito di Libertà».

In vista del III Swing Divan, nuove sfide attendono S.A.S. il Sultano Freddy Colt e i suoi seguaci, ragazzi sincopati di tutt’Italia che si presentano in scena con il tipico Fez, scarpe bicolore, chitarre manouche, lucenti ottoni e aria da Crooners.


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