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Dopo la pubblicazione del manifesto del Futurismo - su "Le Figaro" del 20 febbraio 1909 - la notorietà di Marinetti a Parigi si espande volgendosi in fama e s'irraggia in tutta Europa, e anzitutto in Italia, naturalmente. Il poeta ben veste i panni del proprio personaggio, che primeggia nelle cronache mondane e incontra la predilezione dei caricaturisti per il papillon, i baffi arricciati all'insù e la bombetta; ma accende anche discussioni non certo di poco conto. Il 15 aprile 1909 vince un duello alla spada - undici assalti al Parc des Princes - con il giornalista Georges Henry Hirsch, che s'era preso da lui un sonoro ceffone per aver pubblicato sul "Journal" non tanto una stroncatura del "Roi Bombance", messo in scena al Teatro Marigny, quanto per aver scritto senza "il dovuto rispetto" dell'avvocato Enrico Marinetti e di sua moglie Amalia. Pubblica Poupée Électriques, dramma in tre atti con una prefazione sul Futurismo; e poi dà alla stampa il romanzo africano Mafarka le futuriste, che nella versione italiana gli costerà un clamoroso processo per offesa al pudore, con assoluzione in primo grado e con sospensione condizionale d'una lieve pena in secondo grado.

Sempre in bilico tra le reputazioni di genialità e di eccentricità, invidiato per le disponibilità finanziarie delle quali fa sfoggio, monsieur le futuriste o l'italien Égypte, come alcuni lo chiamano, è ormai in confidenza con le toutParis. Accreditato di reazioni e di avventure, Marinetti è forse, da alcuni anni, l'amante della poetessa Jane-Primitive Mette, da poco vedova di Catulle Mendes. Ma ne ha altre, comunque, a Parigi e a Milano. Egli chiude il 1909 cenando a quattr'occhi, nella notte di San Silvestro, con la ballerina californiana Isadora Duncan; e dopo va con lei a salutare l'alba dell'anno nuovo nei giardini di Versailles.

Nel 1910 la scena principale di Marinetti è nuovamente Milano. Il 15 febbraio, assieme ai suoi amici Paolo Buzzi, Armando Mazza, Aldo Palazzeschi, Michelangelo Zimolo e Libero Altomare, e con la collaborazione di altri, egli promuove una "serata di poesia" al Teatro Lirico, che già all'annuncio allarma la Polizia, informata delle pericolose idee politiche seminate in giro dal "dottor poeta Marinetti". Difatti, a un certo punto della serata, il vicentino Zimolo, esponente dei comitati irredentisti "Dante" e "Trento e Trieste", comincia a leggere un'ode di Paolo Buzzi in difesa del generale Vittorio Asinari di Bernezzo, collocato nella riserva in anticipo per aver alluso, durante un convito di ufficiali, alla potenziale liberazione dei territori italiani ancora soggetti all'Austria. Intervengono le guardie, i carabinieri entrano in sala a dar man forte ai questurini, scoppia il tumulto, si alzano grida di "Abbasso l'Austria!" e di "Viva l'Italia!"; e alla fine Marinetti, Mazza e Zimolo vengono condotti in Questura, mentre gli scontri tra giovani nazionalisti e giovani "sovversivi", spenti nel teatro dalla forza pubblica, riprendono a divampare nella Galleria: che diverrà col tempo uno dei luoghi elettivi del poeta: per i sodalizi artistici, per i rendez-vous galanti e per le manifestazioni patriottiche.

Alla serata del Lirico, accanto al pittore Luigi Russolo, che viene da una famiglia di musicisti di Portogruaro, c'era un pittore di ventott'anni che s'infiamma di Marinetti e della sua compagnia; un artista che diventerà la punta di diamante della pittura e della scultura futuriste: Umberto Boccioni. Alla fine del febbraio 1910 Boccioni, Carlo Carrà e Russolo, con il contributo di Marinetti, redigono il Manifesto della Pittura Futurista, Alle prime tre firme si aggiungono quelle di due amici di Boccioni che vivono lontano da Milano: il piemontese Giacomo Balla, che è a Roma, e il toscano Gino Severini, che è a Parigi da quattro anni.

Marinetti intanto viaggia: eccolo in Libia, al seguito del corpo di spedizione italiano che avvia la conquista della "quarta sponda" tenuta dai turchi e dai tripolini del Bey. É accreditato come corrispondente del parigino "l'Intransigeant", giornale del suo amico Leon Bailby, del quale è socio, ma durante una rappresaglia degl'italiani è tra le pattuglie avanzate e spara a sua volta, in obbedienza al temperamento, che gli impone di prender partito, sempre e comunque. Ed eccolo poi - sempre nelle vesti di giornalista, ma stavolta armato soltanto della penna - davanti alle mura e dinanzi alle cupole di Adrianopoli, la piazzaforte dei Balcani tenuta dai turchi e assediata dai serbi e dai bulgari. Due distinte versioni della guerra; dalle quali caverà due libri che diventeranno notissimi e sono oggi preziosi: La Battaglia di Tripoli, del 1911 e Zang Tumb Tuum, Adrianopoli, ottobre 1912: nel quale le parole, già in copertina, si liberano dalle catene sequenziali, dalla costrizione lineare e divengono effettivamente "parole in libertà".

Con il Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912) il movimento di Marinetti compie il salto qualitativo più importante nel campo della sua storia letteraria. Nel periodo dal 1909 al 1912 si è affermato l'uso del verso libero e le forme del linguaggio poetico tradizionale non sono state contestate. Con il manifesto del 1912 Marinetti punta invece a infrangere i rapporti sintattici della discorsività attraverso il recupero dell'analogia, uno strumento retorico che gli consente di approdare ad una sorta di gestione anarchica del logos.

L'analogia diviene metodo della nuova grammatica futurista, che risente delle riflessioni e sperimentazioni dei pittori futuristi sulle "compenetrazioni" e la "simultaneità di stati d'animo", dove sono abolite l'unità di tempo e spazio e la prospettiva convenzionale. Ai limiti imposti in pittura dalla prospettiva classica corrispondono nella lingua letteraria quelli dettati dal periodo latino, il quale, secondo Marinetti, blocca la mobilità del pensiero, della memoria e della percezione, che costituiscono la "materia", secondo l'indicazione di Bergson. E la «psicologia intuitiva» viene indicata in questo manifesto come chiave di una comprensione più vasta, che giunga laddove la logica non può arrivare.

L'uso dell'analogia serve a infrangere la razionalità del discorso in una miriade di rapporti, "campi magnetici", come dirà più tardi Breton, o "reti d'immagini", secondo la definizione marinettiana, che avviluppano e colgono "ciò che vi è di più fuggevole e di più inafferrabile".

"( ... ) Bisogna distruggere la sintassi disponendo i sostantivi a caso, come nascono ( ... ). Si deve usare il verbo all'infinito ( ... ).
Si deve abolire l'aggettivo ( ... ). Si deve abolire l'avverbio ( ... ).
Ogni sostantivo deve avere il suo doppio ( ... ). Esempio: uomo - torpediniera ( ... ). Bisogna dunque sopprimere il come, il quale, il così, il simile a (…). Abolire anche la punteggiatura ( ... ). Per accentuare certi movimenti e indicare le loro direzioni, s'impiegheranno segni della matematica: + - x: = > <, e i segni musicali. ( ... ) L'analogia non è altro che l'amore profondo che collega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili.
Solo per mezzo di analogie vastissime uno stile orchestrale, ad un tempo policromo, polifonico, e polimorfo, può abbracciare la vita della materia.
( ... ) Distruggere nella letteratura l"io', cioè tutta la psicologia. L'uomo completamente avariato dalla biblioteca e dal museo, sottoposto a una logica e a una saggezza spaventose, non offre assolutamente più interesse alcuno ( ... ). Sostituire la psicologia dell'uomo, ormai esaurita, con l'ossessione lirica della materia. ( ... ) Facciamo coraggiosamente il 'brutto' in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità ( ... ). Bisogna sputare ogni giorno sull'Altare dell'Arte!".


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